31 Ottobre 2008
Vendita diretta di latte crudo: un successo strumentalizzato

TORINO - La vendita diretta di latte crudo attraverso erogatori automatici si sta sempre più diffondendo, con ampio gradimento del consumatore finale. È ragionevole stimare in circa 5.000 litri la vendita giornaliera di latte effettuata con tale sistema in provincia di Torino.
Questo successo sta però portando con sé due problemi sui quali invitiamo tutti i produttori a riflettere e a vigilare:
- una campagna mediatica e istituzionale contro il latte crudo;
- una serie di tentativi di trasformare la vendita di latte crudo in una questione commerciale per categorie diverse da quella agricola.
Sta assumendo toni sempre più virulenti, infatti, una campagna mediatica tendente a convincere l’opinione pubblica della pericolosità del consumo di latte crudo e della assoluta bontà e sicurezza di quello fresco pastorizzato.
Si è giunti persino a sostenere che il latte crudo sia poco digeribile e meno gustoso (perché il grasso non è omogeneizzato), con un contenuto inferiore di proteine (perché con la bollitura, ritenuta indispensabile per garantire la sicurezza del consumo, le sieroproteine si denaturano) e con un costo solo apparentemente inferiore (perché in realtà, passando dai 38 centesimi al litro del prezzo del latte alla stalla all’importo di 1 euro alla vendita, il ricarico sarebbe superiore al 150%).
L’offensiva - oltre a manifestarsi attraverso articoli di giornale, alcuni dei quali ingranditi e appesi agli scaffali dei negozi in cui si vende il latte fresco pastorizzato - si concretizza anche in una campagna di abbassamento del prezzo, sino a fenomeni di puro sottocosto con latte al supermercato a 0,59 euro al litro.
Infine, la battaglia si è trasferita anche nell’aula del Senato, durante la quale, nella seduta del 2 ottobre scorso, un gruppo di senatori ha presentato un’interrogazione tendente a restringere ulteriormente gli ambiti e le modalità di consumo del latte crudo, in particolare cercando di indurre le Regioni a emanare norme più restrittive, adducendo i soliti pretestuosi motivi di sicurezza.
Per fortuna non mancano gli argomenti da contrapporre. Innanzitutto esiste ormai una corposa casistica - documentata da migliaia di analisi svolte dalle Asl di tutte le Regioni nel corso degli ultimi anni, nonché da decine di migliaia di analisi compiute in autocontrollo dalle stesse aziende produttrici – che testimonia l’assenza di patogeni nel latte crudo. Del resto, se il latte di raccolta alla stalla fosse veramente così "pericoloso", non si comprende come con una semplice pastorizzazione, che normalmente avviene alla temperatura di 78°C per pochi secondi, il latte possa diventare non solo ultra sicuro, ma anche più buono.
In secondo luogo esiste, e per fortuna tende a crescere, un pubblico affezionato al latte crudo, che, avendone scoperto o riscoperto il gusto e le proprietà e avendo imparato a utilizzarlo in molteplici modi, ben difficilmente vi rinuncerà e saprà cogliere l’evidente strumentalità di tali accuse.
Il secondo problema su cui richiamiamo l’attenzione di tutti gli allevatori è il tentativo di trasformare la vendita di latte crudo in un affare commerciale per categorie diverse da quella agricola.
Da qualche tempo alcuni soci ci stanno segnalando la presenza anche sul nostro territorio di soggetti o di società che contattano le aziende agricole per cercare di convincere gli allevatori a cedere il latte crudo per la vendita a mezzo di erogatori automatici, del cui acquisto e della cui gestione si occuperebbero loro.
In internet sono addirittura comparsi dei siti che suggeriscono una serie di soluzioni commerciali per un nuovo "mestiere": quello di gestore di una catena di erogatori di latte crudo.
Tali soluzioni commerciali prevedono che l’allevatore si limiti a produrre e a fornire il latte, mentre il gestore, o investitore, si occuperebbe di acquistare i distributori e di organizzarne la gestione, dividendo al 50 per cento l’importo pagato dal consumatore.
Purtroppo non esiste alcuna normativa che escluda a priori la gestione da parte di terzi dei distributori automatici di latte crudo, perché l'intesa Stato-Regioni del 25 gennaio 2007, che norma la materia, si occupa soltanto della salubrità e della provenienza del latte, nonché delle caratteristiche degli erogatori, ma non di chi gestisce i passaggi tra stalla ed erogatore.
Bisogna che l’allevatore sappia che in ogni caso, qualora si verifichino problematiche legate al consumo, la responsabilità, che in questa materia è anche penale, rimane totalmente a carico del produttore del latte.
Ecco perché invitiamo caldamente tutti i produttori a non cadere nella tentazione incosciente di delegare la gestione del proprio latte crudo ad alcuno, perché solo gestendo direttamente i distributori si è assolutamente certi che il latte posto in vendita sia il proprio e che sia stato trasportato e distribuito in modo ottimale.
La vendita diretta di latte crudo rappresenta sicuramente un’opportunità di grande interesse, a patto però che chi la esercita sia assolutamente consapevole del fatto che sta trattando un alimento di altissimo valore biologico, ma anche di estrema delicatezza e che se ne assuma a pieno titolo la responsabilità, occupandosene in prima persona. Anche perché, mai come in questo caso, l’errore o la superficialità di uno soltanto potrebbe nuocere all’intera categoria, vanificando in un colpo solo tutti gli sforzi compiuti in questi anni per affermare nell’opinione pubblica la considerazione altamente positiva del latte crudo e del suo consumo.

I MERCATI DELLA DOMENICA DI CAMPAGNA AMICA

     

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