5 Maggio 2016
Torino: 5000 allevatori Coldiretti presenti

Torino – Benché il 90 per cento degli italiani consumi carne in modo equilibrato, nell’anno 2015 allarmismi infondati e campagne diffamatorie hanno pesato e si sono fatte sentire sull’intera popolazione. Gli acquisti delle famiglie sono crollati del 9 per cento per la carne fresca di maiale, del 6 per cento per quella bovina e dell’un per cento per quella di pollo, come pure per i salumi, scendendo ai minimi dell’inizio del secolo. Questo emerge dal dossier #bracioleallariscossa presentato oggi da Coldiretti alla Giornata nazionale della Carne italiana che ha visto presenti 5000 allevatori di tutto il Piemonte, dentro e fuori il Centro Congressi del Lingotto, a Torino.
   «Vogliamo difendere la carne prodotta nei nostri allevamenti – afferma Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino – dagli effetti negatici che arrivano dagli allarmismi infondati e dalle campagne diffamatorie. Intendiamo promuovere la carne: un alimento determinante per la salute poiché apporta l’indispensabile contributo proteico, oltre a costituire un fondamento della dieta mediterranea». La carne e i salumi rappresentano, infatti, importanti fonti di proteine ed altri micronutrienti solitamente assenti (vitamina B12), poco rappresentati (zinco, selenio, B2, PP) o scarsamente disponibili (ferro) nei prodotti di origine vegetale.
   Fabrizio Galliati ricorda: «Negli ultimi cinque anni le importazioni dall’estero, che oggi rappresentano quasi un terzo dei consumi, a livello nazionale, hanno portato alla chiusura di 12mila stalle con capi da carne. Chiusure che hanno effetti devastanti sull’economia, sull’occupazione e sulla sicurezza alimentare. Oggi arriva dall’estero il 40 per cento della carne bovina consumata in Italia e il 35 per cento di quella di maiale, mentre risultano marginali le importazioni per la carne di pollo e tacchino.  Gli arrivi da Paesi comunitari ed extracomunitari di carne a basso prezzo, senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilità, garantiti dalla carne made in Italy, mette a rischio 180mila posti di lavoro in tutta la filiera delle carni che genera in Italia un valore economico dell’ordine di 30 miliardi di euro, con una ripartizione praticamente equivalente tra carne bovina, di maiale e di pollo e tacchino».
   «La regione subalpina detiene il primato italiano nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane e la zootecnia riveste un ruolo di grande importanza per il tessuto economico territoriale – aggiunge Fabrizio Galliati – con una produzione lorda vendibile che, nel 2015, ha toccato i 2 miliardi di  euro. La razza bovina piemontese è la più diffusa e conta 300 mila capi con 6mila aziende, impegnate nell’allevamento, sia tradizionale, sia legato al pascolamento in alpeggio garantendo il presidio di valli e montagne e dei territori svantaggiati. Al fine di salvare il nostro patrimonio culturale, storico e ambientale è importante verificare le etichette che, obbligatoriamente, devono indicare la provenienza della carne fresca, per arrivare a scegliere la filiera italiana che crea occupazione, produce ricchezza e garantisce anche qualità e sicurezza alimentare». Fabrizio Galliati conclude così: «Di fronte alla grave crisi economica che sta coinvolgendo sia le stalle sia i consumatori è necessario trovare soluzioni nuove con una rete che, partendo dagli allevamenti e arrivando al bancone dei negozi, promuova la diffusione di tutti i tagli di carne».

–25CDTO2016 –

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