4 Luglio 2008
Tavolo tecnico in valle Orco e Soana per contrastare cinghiali e fauna selvatica

TORINO – I coltivatori della Comunità montana valli Orco e Soana segnalano un aumento dei danni ai pascoli e alle coltivazioni causati dai cinghiali presenti nel parco nazionale Gran Paradiso. Coldiretti Torino ha chiesto e ottenuto un confronto con gli amministratori della Comunità montana e dei Comuni della valle.
Riccardo Chiabrando, presidente Coldiretti Torino, spiega: "Nei coltivatori è diffusa la sensazione che gli ungulati siano contrastati in modo insufficiente. Per questo abbiamo chiesto di riunire tutti i soggetti interessati al controllo della fauna selvatica, in particolare l’ente Parco e la Provincia di Torino. Il confronto è stato positivo; tutti gli amministratori hanno concordato sulla gravità del problema. E’ emerso chiaramente che per contrastare gli ungulati gli amministratori dell’ente Parco e i funzionari della Provincia hanno regole diverse. Coldiretti ha chiesto a tutti i soggetti la massima collaborazione in merito alla gestione degli abbattimenti per ottenere risultati più efficaci. A questo proposito sarà avviato un tavolo tecnico di coordinamento che vedrà presente anche una delegazione dei coltivatori della zona".
"In valle Orco e Soana – continua Chiabrando – i pascoli e i prati di fondovalle sono i più colpiti dagli ungulati. Nell’ultimo anno si registra un aumento esponenziale dei danni anche a causa dall’aumento incontrollato degli cinghiali per favorevoli condizioni meteorologiche: inverno non freddo e senza neve e grande disponibilità di cibo, come castagne e ghiande. L’aumento dei danni, in special modo alla cotica erbosa di prati e pascoli, mette in discussione l’attività di alpeggio per il 2008 come per i prossimi anni. Oltre al proliferare dei cinghiali, sono in espansione cervi e caprioli e viene inoltre segnalato l’arrivo di alcuni lupi. Rispetto alle aree di libera caccia, il territorio del parco nazionale del Gran Paradiso funge da serbatoio incontrollato di riproduzione dei selvatici".
Emilio Fugazzi, direttore Coldiretti Torino, aggiunge: "L’agricoltura è oggi l’unica attività di impresa in cui è possibile distruggere senza garantire i giusti risarcimenti. E’ quanto accade, purtroppo sempre più di frequente, con i danni da fauna selvatica. Cinghiali, cornacchie, nutrie, storni e altre specie, proliferate oltre i limiti, fanno quotidiane incursioni nei campi, devastando le colture. Tali animali sono considerati bene pubblico, ma i danni da essi causati vengono al massimo ritenuti ammissibili di essere indennizzati e non completamente risarciti. Indennizzi che, oltretutto, arrivano in ritardo e solitamente non coprono il danno economico subìto dall’impresa. C’è inoltre l’esigenza di chiudere gli allevamenti di ungulati esistenti, così come vanno adeguatamente affrontati i problemi legati alla possibile trasmissione agli altri animali di alcune patologie presenti negli ungulati". Il direttore di Coldiretti Torino continua: "Una situazione che riguarda le imprese agricole, ma anche la società e l’ambiente. Per chi opera nelle aree montane e svantaggiate non c’è più la sicurezza di poter proseguire l'attività agricola; è a rischio la stessa circolazione stradale. Occorre allora un’inversione di rotta. La pubblica amministrazione deve mettere in campo da subito una serie di soluzioni: dai piani straordinari di controllo, per garantire il prelievo degli animali in soprannumero, all’accelerazione delle procedure di rimborso dei danni, coordinando in maniera più efficace i diversi enti che sovrintendono alla gestione del territorio. E serve mettere una volta per tutte in trasparenza un settore – quello della carne ottenuta dall’abbattimento dei selvatici – che a volte alimenta un’economia sommersa. Non è più accettabile che, proprio in un momento storico in cui c’è bisogno di più agricoltura per fronteggiare l’emergenza cibo, si lascino sole le imprese agricole dinanzi all’assedio dei selvatici, pregiudicandone il ruolo economico, per lo sviluppo del territorio e dell'ambiente".

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