20 Gennaio 2010
Tav in val di Susa: Coldiretti Torino dice “no” agli errori del passato

TORINO – "Sulla Tav il nostro atteggiamento è di critica costruttiva: noi non possiamo opporci al volere dei Governi e agli accordi internazionali. Chiediamo però massima attenzione al territorio e la partecipazione del mondo dell’agricoltura a tutti i tavoli tecnici in cui si discute dell’opera". Sono parole di Riccardo Chiabrando, presidente di Coldiretti Torino, che aggiunge: "I berretti gialli non sono aprioristicamente contrari allo sviluppo e alla modernizzazione che il Tav – Treno alta velocità – potrebbe portare all’economia del Nord Ovest e a tutta l’Italia. Chiediamo una attenta valutazione delle ipotesi di tracciato. Il nostro obiettivo è impedire che si ripetano errori che, in passato, si sono verificati nella valle di Susa con la realizzazione delle tante opere pubbliche che l’hanno trasformata".
Chiabrando aggiunge: "Proprio quanto successo negli ultimi vent’anni non ci permette di dormire sonni tranquilli. Ancora oggi i terreni fertili portano i segni indelebili dei depositi aperti per il raddoppio della ferrovia e per i cantieri autostradali: in alcuni casi i previsti ripristini non sono mai avvenuti e i terreni sono stati irrimediabilmente sottratti alla vocazione agricola. Altro aspetto che ci preoccupa è quello delle falde acquifere. A seguito di precedenti realizzazioni di opere pubbliche in valle, intere borgate sono rimaste con le sorgenti prosciugate. Coldiretti chiede di individuare il tracciato con minor impatto sul territorio. Vogliamo evitare che la vallata venga ulteriormente penalizzata dall’ennesima grande opera. In tutta la valle di Susa l’agricoltura è un settore attivo; gli alpeggi sono una risorsa preziosa per l’economia locale. Senza il presidio dei coltivatori il territorio subirebbe profonde modificazioni. Tuttavia, sinora gli studi presentati non prendono nella dovuta considerazione la realtà agricola".
Sergio Barone, presidente di sezione di Sant’Ambrogio di Torino, aggiunge: "Coldiretti esprime preoccupazione nei confronti del progetto dell’alta velocità e della sua realizzazione in valle di Susa. Da parte dei coltivatori non c’è alcuna volontà di essere pregiudizialmente contro questa opera. Noi Coldiretti siamo preoccupati dai tanti cantieri che potrebbero sorgere in molte aree fertili, distruggendo per sempre il suolo agricolo, mettendo in seria difficoltà imprese che già dispongono di pochi terreni in fondovalle e che quindi vedrebbero ridotta la capacità di resistere nell’azione di presidio del territorio. Le perplessità espresse dai nostri presidenti di sezione sono fondate: da sempre le aziende agricole pagano prezzi troppo alti in occasione dei tanti interventi infrastrutturali compiuti fra queste montagne. Altro elemento non proprio rassicurante riguarda il mancato coinvolgimento dei coltivatori a livello dell’osservatorio sul Tav, guidato da Virano". I timori dei coltivatori derivano dalla presenza dei depositi di smarino che resistono a vent’anni dai lavori. I cantieri in valle di Susa non sono mai mancati: prima il raddoppio della linea ferroviaria, poi i cantieri dell’autostrada, quindi i lavori per i campionati mondiali di sci e, infine, quelli per le olimpiadi invernali. Sergio Barone aggiunge: "I lavori sono terminati, ma troppe aree agricole non sono state ripristinate. Le tanto sbandierate e decantate opere di compensazione si sono dimostrate inadeguate. Ricordiamo, inoltre, la realizzazione della nuova stazione ferroviaria di Exilles: è stata inaugurata e subito chiusa, poi è stata soppressa anche la fermata. Un ulteriore esempio negativo è rappresentato dalla circonvallazione di Avigliana: una bella soluzione trasportistica, peccato che il transito dei mezzi agricoli sia interdetto. Il mondo agricolo è stanco di essere posto di fronte a scelte che non si possono più mettere in discussione. Alla luce di quanto sinora successo, ben pochi coltivatori della valle di Susa credono alle opere di compensazione". Riccardo Chiabrando riprende: "Una richiesta della Coldiretti è la presenza dei rappresentanti del mondo agricolo ai tavoli di progettazione e nella cabina di regia. Con la gestione Virano noi non siamo mai stati interpellati a livello di osservatorio sul Tav. Nel Ptc – Piano territoriale di coordinamento – della Provincia la salvaguardia delle aree fertili è considerata obiettivo prioritario. Se ciò è importante per le strutture industriali, commerciali e per le espansioni urbanistiche, a maggior ragione dovrebbe essere preso in considerazione per un’opera come il Tav. Noi coltivatori siamo preoccupati anche per quanto riguarda il materiale che verrebbe asportato dal cuore delle montagne per realizzare le gallerie. Non abbiamo informazioni sulle caratteristiche dei materiali e sui depositi. Anche in tal senso chiediamo maggiore chiarezza rispetto a quanto successo nel passato". Sergio Barone conclude: "Anche circa i sondaggi occorre essere limpidi e schietti. Nella valle di Susa sono vent’anni che si eseguono carotaggi, prima per l’elettrodotto, poi per i campionati mondiali e successivamente per le olimpiadi. Ora ci stanno dicendo che servono per individuare il tracciato. Io non sono un tecnico, ma l’impressione che si ha è che alcuni carotaggi sembrano essere privi di un senso logico particolare; forse servono a sondare la reazione della gente della nostra valle".

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