11 Luglio 2013
Tanto lavoro da fare per il controllo della fauna selvatica nel parco La Mandria

Torino – «Le imprese agricole che operano nel territorio del Parco La Mandria e nelle aree limitrofe rischiano ormai la stessa sopravvivenza. Sono esasperate da una situazione che permane ormai da decenni e sono letteralmente furiose, per la prospettiva di danni continui e risarcimenti sempre più aleatori». Queste le parole di Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti Torino e Piemonte, a commento dell’incontro di lunedì sera, promosso dalla Comunità dei Sindaci dell’area protetta, presieduta dal sindaco di Druento Carlo Vietti, dove l’amministrazione del Parco La Mandria – Ente di gestione delle aree protette dell’area metropolitana di Torino – ha presentato i risultati degli interventi di contenimento della fauna nell’ultimo biennio, in particolare focalizzandosi sul cinghiale, la cui fortissima presenza assegna al suo territorio il non invidiabile primato per i danni alle colture agricole. Infatti, nonostante un massiccio e prolungato intervento di abbattimento – quasi 900 cinghiali abbattuti lo scorso anno e situazione in linea per il 2013, stando ai dati forniti dall’Ente –, i danni alle colture si mantengono ancora elevatissimi, oltre 200 mila euro nel 2012, e costituiscono, nei fatti, il polo di maggior concentrazione di danno a livello provinciale e regionale.
   Roberto Rosso, commissario del Parco la Mandria, ha comunicato la conclusione dei percorsi formativi che renderanno disponibili 40 nuovi selecontrollori, che si aggiungeranno ai 34 già attivi. Ma ha anche sottolineato come la loro possibilità di azione rischierà di essere fortemente frenata dalla necessità di una presenza costante di un guardiaparco durante le azioni di contenimento. Di qui la richiesta del commissario riguardo la razionalizzazione della dotazione organica di personale, tra Enti diversi, concentrando il personale – leggi guardiaparco – laddove vi sono maggiori necessità. E il parco La Mandria si trova proprio in questa situazione.
   «La questione sollevata dal Commissario merita attenzione, perché sarebbe semplicemente assurdo non poter permettere ai selecontrollori di portare quotidianamente il loro contributo con le azioni di contenimento, dopo aver investito tempo e risorse nella loro formazione – prosegue Roberto Moncalvo –. Dobbiamo fare di più. Serve una rapida ed efficace interpretazione della norma, che consenta ai guardiaparco di svolgere la loro azione di controllo e coordinamento anche senza l’obbligo di compresenza continuativa durante gli interventi. Solo così, finalmente, le azioni potranno crescere in numero ed essere ancor più efficaci, rispondendo con rapidità alle numerose segnalazioni che provengono dai nostri associati che lavorano nel territorio del Parco».
  «Solo un grande e continuo sforzo indirizzato contro la fauna causa di danno, mai interrotto nel tempo, può riportare e mantenere la situazione sotto controllo e consentire alle imprese di raccogliere il frutto del proprio, non facile, lavoro – afferma Roberto Moncalvo –. Su questo tema è poi importante che la nuova legge sulla gestione della fauna selvatica e la caccia e la normativa specifica per il controllo della fauna nelle aree protette parlino la stessa lingua e, pragmaticamente, fuori da ogni spinta particolaristica e demagogica, consentano di intervenire con tutti gli strumenti più efficaci, compresa la possibilità di intervento diretto dei proprietari e conduttori dei fondi».
  «La situazione reale delle imprese agricole richiede azioni immediate e concrete – conclude Roberto Moncalvo –. Non possiamo limitarci ad aspettare la definizione delle nuove leggi che normeranno la gestione della fauna selvatica sul territorio. Auspichiamo comunque che l’iter dei due provvedimenti in Consiglio Regionale vada avanti con maggiore velocità e, soprattutto, con quella discussione quanto mai necessaria per ottenere le integrazioni, richieste da Coldiretti, fondamentali per affrontare una situazione ormai grave e in peggioramento in tutto il territorio provinciale, visto l’aumento dei danni alle colture e degli incidenti stradali».
«Le proposte concrete di Coldiretti hanno anche l’obiettivo di limare altri ostacoli che limitano la funzionalità del sistema o ne alzano senza ragione i costi – afferma Giovanni Rolle, vice direttore di Coldiretti Torino –. Occorre equiparare il ruolo dei selecontrollori a quello degli altri operatori volontari – ad esempio la Protezione Civile – per chiarire le questioni legate alla sicurezza del loro operato ed alle conseguenti coperture assicurative. Occorre infine rendere più facilmente gestibile per i Parchi la vendita degli animali abbattuti,  ridurre il ricorso alla distruzione delle carcasse e, quando questa fosse una via obbligata, ridurne il costo: non si comprende infatti come mai la Regione Piemonte non utilizzi gli strumenti da essa stessa predisposti e finanziati – il Cosman, Consorzio smaltimento rifiuti di origine animale, per ridurre davvero il costo di raccolta e distruzione degli animali abbattuti e non destinabili al consumo».
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–59CDTO2013 –

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