25 Febbraio 2022
Studio conferma, stalle non incidono sulla qualità dell’aria di Torino

Durante il lockdown marzo-luglio 2020 a Torino si sono verificate meno morti per inquinamento rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Un risultato dovuto alla maggiore pulizia dell’aria per il blocco totale dei veicoli e il confinamento in casa.

Lo afferma uno studio del gruppo di lavoro di Antonio Gasparrini professore di biostatistica ed epidemiologia alla London school of hygiene and tropical medicine.

Il lavoro, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”, ha analizzato i dati epidemiologici e ambientali di 47 città europee, tra cui il capoluogo piemontese. È emerso che, in Europa, per effetto del blocco totale del traffico veicolare, si sono verificati ben 800 decessi in meno rispetto alla normale mortalità degli altri anni nello stesso periodo. A Torino, il blocco del traffico, ha portato a 30 i decessi evitati per la diminuzione di Biossido di azoto, Ozono, polveri sottili e sottilissime (PM 10 e PM2,5).

«Questi risultati confermano che l’agricoltura non è la principale responsabile dell’inquinamento che impatta sulla salute di tutti noi», osserva Sergio Barone, presidente di Coldiretti Torino.

«Durante il lockdown, al contrario delle auto, che sono rimaste ferme, l’agricoltura non si è mai fermata – continua Barone – Le mucche nelle stalle hanno continuato con la loro vita normale e il loro consueto metabolismo; i fertilizzanti sono stati utilizzati come nelle stagioni precedenti e i mezzi agricoli sono stati impegnati nel solito lavoro quotidiano. Quindi l’agricoltura ha rilasciato le proprie emissioni come sempre, eppure il biossido di azoto a Torino è diminuito del 60% così come sono diminuite le polveri. Questi dati dimostrano che l’allevamento e la coltivazione non possono essere additati come i primi responsabili della pessima qualità dell’aria metropolitana, e confermano che noi allevatori e contadini siamo il capro espiatorio che serve alla politica per evitare di affrontare davvero le cause dell’inquinamento».

Coldiretti Torino ricorda che, quando si parla di impatto dell’inquinamento sulla salute si parla principalmente di gas azotati (biossido di azoto e ammoniaca) e di particolato sottile. Questi sono inquinanti prodotti dal traffico veicolare e da processi industriali. Ma da un po’ di tempo ci sono amministrazioni che preferiscono mettere sotto accusa soprattutto i gas azotati emessi dall’urina e dalle deiezioni animali stabulate e sparse sui campi. Si usa, quindi, l’agricoltura come scusa per non affrontare le vere cause di quella parte di inquinamento che impatta davvero sulla salute dei torinesi.

A questo proposito, Coldiretti Torino, ricorda che, in provincia di Torino sono presenti oltre un milione e 500mila autovetture circolanti. In Torino e cintura l’autovettura è utilizzata per il 50% degli spostamenti della popolazione.

Anche se crescono le auto ibride ed elettriche, insieme a quelle a metano e Gpl, il 48% degli autoveicoli è ancora alimentato a benzina mentre il 40% è ancora alimentato a gasolio.

Oltre il 15% degli autoveicoli è ancora compreso nelle classi ambientali dall’euro 2 all’Euro zero. Negli autocarri questa percentuale sale addirittura 30%. Si pensi, infatti, che in provincia di Torino circolano ancora oltre 120mila autoveicoli e 25mila autocarri con oltre 20 anni di immatricolazione.

A fronte del milione e mezzo di veicoli utilizzati quasi tutti i giorni con queste classi inquinanti ancora presenti in modo massiccio, Coldiretti Torino fa notare che in provincia sono presenti 476mila capi allevati in stalla, di cui 244mila bovini, 210.500 suini, numeri molto inferiori a un tempo. Si tratta, comunque di animali che danno latte e carne per l’alimentazione di tutti noi.

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