19 Gennaio 2022
Pessima qualità dell’aria, non è colpa dell’agricoltura

Peggiora la qualità dell’aria a Torino e la colpa non può essere degli allevamenti animali e dello spandimento di concimi nei campi. Nella seconda parte della settimana è prevista una tregua per via di una maggiore ventilazione ma, negli ultimi giorni, l’alta pressione e il ristagno d’aria hanno portato l’aria torinese a picchi di PM10 decisamente alti. Le centraline di Torino Lingotto e Torino Rebaudengo, ai lati opposti della città, dal 9 al 18 gennaio hanno rilevato medie giornaliere quasi sempre al di sopra del limite di 50 microgrammi per metro cubo di aria. Venerdì 14 gennaio, la centralina di piazza Rebaudengo ha addirittura toccato la media di 98 microgrammi. Tira una brutta aria anche intorno alle centraline della cintura che sono all’interno di aree urbane trafficate o vicine alla tangenziale torinese che misura un traffico di oltre 400mila veicoli al giorno, che per circa un terzo sono Tir o furgoni con motori diesel non sempre di ultima generazione.

Nonostante la diminuzione dei veicoli circolanti a causa delle restrizioni Covid e dell’aumento dei carburanti non si sta assistendo al crollo dell’inquinamento osservato nel 2020 quando Torino ha trascorso in lockdown i mesi primaverili. Il traffico nei giorni lavorativi è comunque sostenuto, mentre dovrebbero vedersi gli effetti delle limitazioni scattate con l’innalzamento dei livelli di inquinamento. Invece, a vedersi a Torino e nelle città piemontesi capoluogo di provincia meno soggette a ventilazione, sono gli effetti combinati delle emissioni e di questa alta pressione invernali.

Al contrario, l’aria intorno alle centraline dei piccoli centri del Piemonte lontani da grandi aree urbane resta al di sotto dei limiti di legge per il PM10 e per altri inquinanti come gli ossidi di azoto. Dalle mappe di rilevamento e di previsione, per questi ultimi, sono evidenti le concentrazioni in area urbana.

Come è ben noto, le attività agricole, a iniziare dall’allevamento, sono praticate principalmente al di fuori delle aree urbane: nell’area urbana torinese sono pochissimi gli allevamenti rispetto ad altre zone del Piemonte dove la presenza di PM10 è costantemente sotto la soglia.

Queste evidenze, dimostrano che è ingiusto attribuire allo spandimento nei campi di concimi naturali e alle deiezioni animali degli allevamenti bovini e suini la responsabilità principale delle emissione PM10 e di gas azotati nel territorio urbano torinese.

Lo spargimento dei concimi naturali azotati, come il letame e i liquami animali, possono creare particolato fine ma solo negli strati alti dell’atmosfera: si tratta, quindi, di un apporto non localizzato e disperso dalle correnti in quota. Inoltre, la concimazione dei concimi azotati naturali è regolato da una rigida normativa che vieta gli spandimenti quando si alza il livello dell’inquinamento nei territori padani.

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