13 Aprile 2022
Pasqua, non cede la tradizione della carne di agnello e capretto

Quasi quattro italiani su 10 (39%) porteranno carne di agnello o di capretto a tavola a Pasqua per rispettare le tradizioni ma sostenere anche la sopravvivenza dei 60mila pastori duramente colpiti dai rincari dei costi di produzione legati alla guerra in Ucraina. È quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ in occasione dell’avvicinarsi della ricorrenza durante la quale si acquista gran parte dei circa 1,5 chili di carne di agnello consumati a testa dagli italiani durante tutto l’anno.

Una tradizione che aiuta a contrastare lo spopolamento delle aree interne molte delle quali si trovano nell’epicentro dell’ultimo terremoto. Gli effetti del conflitto si fanno sentire anche sulla pastorizia tricolore con un calo dei redditi stimato in oltre il 50%, secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea, che segue la crisi causata dalla pandemia, mettendo a rischio un mestiere ricco di tradizione molto duro che garantisce la salvaguardia di ben 38 razze a vantaggio della biodiversità e che si prende cura di circa 6 milioni di pecore da nord a sud della Penisola anche attraverso tradizioni millenarie come la transumanza proclamata patrimonio culturale immateriale dell’umanità l’11 dicembre 2019.

Gli allevatori di Coldiretti Torino contribuiscono in modo importante al mantenimento della biodiversità delle razze ovine e caprine sfruttando, soprattutto i pascoli meno pregiati e gli incolti di montagna e collina.

Secondo dati dell’ARAP, i capi iscritti al libro genealogico delle razze pregiate sono 5.953 per gli ovini e 1.350 per i caprini.

Tra le razze più allevate sulle alture torinesi ci sono, tra le pecore, la Tacola e la Frabosana, seguono la Biellese, la Savoiarda e la Sambucana.

Tra le capre, la razza più presente tra gli allevatori che praticano l’iscrizione al libro genealogico è la Grigia Valle di Lanzo o Fiurinà seguita dalla Camosciata delle Alpi e dalla Saanen.

Nonostante la demonizzazione del consumo di agnello e di capretto, il consumo di carne ovina e caprina in provincia di Torino rimane stabile, e, concentrata, come sempre, nel periodo dello svezzamento primaverile senza escludere il consumo più costante nell’arco dell’anno con cotture alla piastra, impanata e alla griglia.

La filiera è stata mantenuta anche con la vendita diretta in azienda dove nei pacchi famiglia di carne, magari consegnati a casa e acquistati in e-commerce, anche agnello e capretto trovano ancora molti estimatori.

Secondo dati dei Consorzi di Tutela delle tre Igp Agnello di Sardegna, Abbacchio Romano e Agnello del Centro Italia e di Coldiretti Sardegna, in Italia, tra coloro che non rinunciano all’agnello, il 24% acquisterà quello Made in Italy e un altro 9% lo andrà addirittura a comperare direttamente dal produttore per avere la garanzia dell’origine, mentre solo un 7% non si curerà della provenienza di quel che metterà nel piatto, secondo Coldiretti/Ixe’. Per evitare rischi e portare in tavola qualità al giusto prezzo l’appello della Coldiretti è quello di preferire carne di agnello a denominazione di origine, quella garantita da marchi di provenienza territoriale come l’Igp, o di rivolgersi direttamente ai pastori, quando è possibile. In una situazione in cui oltre un agnello su due (55%) presente nei banchi frigo per Pasqua è di origine straniera il pericolo è, infatti, di mettere nel piatto carne spacciata per italiana che non rispetta gli stessi standard qualitativi di quella nazionale.

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