31 Luglio 2012
Pascoli e alpeggi ai veri coltivatori di montagna

Torino – «Servono azioni concrete affinché i coltivatori possano continuare a stare in montagna a svolgere il mestiere del margaro. Una questione che va affrontata è quella dell’assegnazione dei pascoli pubblici e degli alpeggi montani». Questa la denuncia che arriva da Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Torino, durante il Raduno montano svolto domenica scorsa a Frassinetto, che ha visto la partecipazione di oltre duemila coltivatori provenienti da tutto il Torinese.
   «Frassinetto offre un bell’esempio di agricoltura con imprenditori che vivono la montagna e manutengono il territorio. Qui una amministrazione giovane sta investendo con convinzione sul settore primario. Dove c’è agricoltura la montagna è viva», ha detto Roberto Moncalvo, che ha spiegato le difficoltà che oggi esistono per l’assegnazione  di pascoli e alpeggi: «Succede purtroppo che gli amministratori pubblici - pur rispettando la norma – cedano a pressioni di offerte assolutamente fuori mercato. Si tratta di speculazioni con condizioni economiche decisamente senza controllo, che portano a un utilizzo improprio delle risorse messe a disposizione dalla Pac. Il risultato è che i costi di affitto di pascoli e alpeggi lievitano anche di quattro-cinque volte. Non solo: spesso si tratta di soggetti che non portano i capi in alpeggio. In tal modo, oltre a impedire ai margari locali di accedere ai pascoli e agli alpeggi, non viene nemmeno effettuata la manutenzione del territorio».
   Sergio Barone, vice presidente di Coldiretti Torino, con delega alla montagna, aggiunge: «Per prevenire queste storture gli amministratori locali possono fare molto, nel pieno rispetto della normativa comunitaria. Abbiamo fortunatamente alcuni esempi di Comuni “virtuosi” che hanno saputo premiare gli allevatori che continuano a presidiare pascoli e alpeggi con i loro animali. Oggi i coltivatori di montagna non hanno vita facile: il problema dello scarso reddito rende difficoltoso coprire i costi aziendali. Alcuni strumenti, quali l’indennità compensativa e i premi al pascolamento, si rivelano importanti per i bilanci delle imprese agricole montane. La via da seguire è una sola: le risorse devono andare ai veri agricoltori e non ad altri soggetti, che vivono la montagna solo sulla carta. La nuova Pac 2014-2020 dovrà fare in modo che i contributi vadano a chi di montagna vive davvero».

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