4 Ottobre 2021
Parco naturale dei 5 laghi di Ivrea Coldiretti ribadisce la contrarietà

Coldiretti Torino ribadisce la contrarietà al Progetto del Parco naturale dei cinque laghi di Ivrea. La presa di posizione dei berretti gialli ha avuto buona eco. E’ stata definita “un fulmine a ciel sereno”. La reazione dei sindaci è stata presentata dai mezzi di informazione come “dura”. Un altro sindacato agricolo ha la posizione di sempre: opposta a quella di Coldiretti e l’istituzione del parco sembra essere la soluzione ai problemi dei coltivatori locali. Godibile anche la posizione di qualche amministratore, con interessi in piattaforme di vendita on-line, che prevede già che i prodotti agricoli coltivati nei campi della zona potranno spuntare prezzi alti. Coldiretti ribadisce che senza fermare i cinghiali di produzioni agricole locali ne resteranno ben poche... Gli agricoltori di Coldiretti, con il circuito Campagna Amica, sono, da sempre, impegnati nella vendita in filiera corta per recuperare reddito per gli imprenditori agricoli, con prezzi equi per i consumatori. Non manca chi, in modo gentile, dice che gli agricoltori parlano perché “non conoscerebbero bene il dossier di candidatura”. Coldiretti Torino ribadisce che di risposte ai rilievi presentati sinora se ne sono sentite pochine e ripropone la voce degli agricoltori locali.

           Silvio Ferrarese, presidente di sezione della Coldiretti di Cascinette, Chiaverano e Burolo, informa: «In questi anni gli agricoltori si sono sempre detti contrari al progetto. Qualche esempio? Ho manifestato questa posizione a Cascinette, sia in consiglio comunale, sia in commissione agricoltura. Il problema semmai è che nessuno è stato a sentire». «Intendo ribadire che istituire un parco, là dove oggi c’è già un’oasi, per gli imprenditori agricoli porterà nuove limitazioni alle attività agricole – aggiunge Silvio Ferrarese -. Faccio qualche esempio concreto. Oggi il controllo dei cinghiali nell’oasi è in capo all’Atc To1. Invece nei parchi la gestione di cinghiali e selvatici è in capo all’ente Parco. Conosciamo bene cosa è successo in questi ultimi anni nel parco della Mandria, nel parco di Candia, come nel parco delle Vaude. Sono diventate zone franche per i selvatici che, nottetempo, sconfinano nelle aree vicine, cagionando gravi danni ai coltivi. Già oggi abbiamo tanti problemi con i cinghiali e non vorremmo che la situazione dei nostri campi peggiorasse ancora».

«Sarà poi ben difficile che l’istituzione di una nuova area protetta possa valorizzare l’economia agricola locale – aggiunge e chiude Ferrarese - visto che i cinghiali già oggi fanno danni a tutti i principali coltivi della zona – dai, pochi, vigneti esistenti, al mais, coltura principale, oltre che al grano e all’orzo, come alla soia e financo ai pioppeti. Nel momento in cui il progetto del parco sbarca in Regione Piemonte gli agricoltori, sinora inascoltati, rivendicano il diritto di tornare a dissentire su questo progetto».

Pietro Giuseppe Sospisio, presidente dei berretti gialli di Montalto Dora, spiega: «Da sempre ci siamo detti contrari a questo progetto. Lo faceva già mio padre, ai tempi in cui era presidente di sezione. Il principale problema per l’agricoltura della nostra zona sono i cinghiali. Istituire il parco significherebbe realizzare una zona franca per i selvatici che, nottetempo, invaderebbero i coltivi a ridosso dell’area protetta. E’ quanto già succede da anni in tanti parchi del torinese». «Vorrei far presente alcune altre cose – aggiunge Pietro Giuseppe Sospisio -. Già oggi i nostri campi sono assaliti e grufolati dai cinghiali che scendono dalle colline del Mombarone, come da Cavallaria. Negli ultimi anni siamo arrivati all’emergenza: quella dei selvatici è un’invasione. I danni sono pagati con ritardo. Le coltivazioni dei nostri campi già oggi sono senza futuro. Noi protestiamo da sempre, ma abbiamo la sensazione di essere come il due da picche nel gioco a carte: contiamo quasi nulla. I danni già oggi sono così gravi che spesso siamo costretti a cambiare gli investimenti colturali. Dopo che il mais seminato viene grufolato per due o tre volte di fila, rinunciamo a riseminarlo. In questi giorni i cinghiali mi hanno pestato e allettato la soia, seminata come secondo raccolto, nei campi siti tra Montalto Dora e Borgo Franco d’Ivrea. Sembrava fosse passato un rullo. E anche gli interventi di contenimento dei cinghiali realizzati negli ultimi tempi, quelli caratterizzati dalla pandemia arrivata con il covid-19, hanno prodotto ben pochi risultati. Il numero degli ungulati è aumentato. Spesso i cacciatori che devono abbattere i cinghiali ci prendono in giro, fanno battute farlocche e uccidono solo i capi maschi, lasciando indenni le femmine. Anche il filo elettrificato, arrivato dalla Città metropolitana di Torino, non protegge più di tanto le nostre coltivazioni. A fronte di questa situazione abbiamo bisogno di misure di contenimento efficaci per i cinghiali e non di istituire nuove zone franche per i cinghiali…».

 

-82-ColdirettiTorino2021

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