6 Ottobre 2023
Parco dei 5 Laghi, mancano soldi e un Piano per l’agricoltura

Dopo il voto favorevole da parte della V Commissione del Consiglio regionale all’istituzione del Parco dei 5 laghi di Ivrea, Coldiretti Torino, ricorda che dopo due anni di interlocuzione con la Regione e la Città Metropolitana manca ancora quel Piano per lo sviluppo sostenibile che era stato concordato con i sindaci e gli enti di area vasta. Si è scelto, invece, di andare avanti con la scatola vuota del Parco senza avere ancora nessuna idea di quali benefici dovrà portare questa nuova istituzione e soprattutto senza avere ancora stanziato le grandi risorse necessarie per fare funzionare questo ennesimo organismo inutile.

«Secondo la Giunta – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici - l’istituzione del nuovo Parco non porterà oneri per l’Amministrazione regionale. I soldi li dovrebbe trovare la Città Metropolitana. Ma in questo scaricabarile sulla pelle dei cittadini si dimentica che l’istituzione di un parco comporta oneri per una sede operativa, per i mezzi e le attrezzature aggiuntive rispetto a quelle già in dotazione e il distaccamento di personale di vigilanza e personale amministrativo. Quali sono gli stanziamenti nel bilancio della Città Metropolitana per fare funzionare questo futuro Parco?».

Per Coldiretti Torino, all’Eporediese non serve un nuovo Parco di facciata ma serve un grande Progetto per il rilancio dell’economia green e delle aziende agricole, dei prodotti agroalimentari del territorio, della cura forestale, del turismo dolce e dell’ospitalità agrituristica oltre che del controllo del cinghiale che è specie incompatibile con una vera salvaguardia ambientale.

Tutto questo manca. Quello che non manca, invece, è proprio l’area protetta, anche se non si chiama “Parco”. Ricordiamo che tutta l’area dei 5 laghi è già protetta da decenni. Si tratta, infatti, di un Sito di Importanza Comunitaria nonché Zona Speciale di Conservazione inserito nella Rete Natura 2000. Nel 2009 l’area protetta è stata inserita nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino ereditato dalla Città Metropolitana. In tutta l’area la caccia è vietata ma vengono effettuati gli abbattimenti di controllo della specie cinghiale. In tutta l’area è protetto il paesaggio, sono protette le specie floristiche e sono protetti i geositi. Esiste già una rete sentieristica frequentata dagli appassionati escursionisti e di mountain bike.

Quello che, semmai manca è la manutenzione dei sentieri e soprattutto i controlli. In tutti questi anni di area protetta i controlli, che pure dovrebbero già esserci, sono sempre stati carenti e nulla fa pensare che saranno più efficienti con un Parco gestito allo stesso modo.

Pensare prima di istituire un Parco e poi pensare a cosa farne dell’area protetta è un approccio superato dalla storia stessa dei parchi regionali piemontesi, ormai vecchia di 40 anni. Un approccio vecchio, appunto, che usa la parola “parco” che evoca promesse di sviluppo sostenibile dei territori mai mantenute.

«Torniamo a chiedere che, prima di approvare il nuovo Parco, sia concertato e approvato con i relativi finanziamenti, un Piano di sviluppo per l’agricoltura, la manutenzione del territorio e per il turismo e la ricettività verdi. Prima vogliamo sapere cosa si vuole fare e vogliamo vedere i soldi per realizzare i progetti. Solo allora si potrà parlare di un nuovo Parco gestito dalla Città Metropolitana».

Coldiretti Torino ricorda che la Città Metropolitana gestisce già, oltre 20 anni, su delega della Regione Piemonte i seguenti parchi e riserve naturali: Parco naturale Colle Lys, Parco naturale Conca Cialancia, Parco naturale Lago di Candia, Parco naturale Monte San Giorgio, Parco naturale Tre Denti - Freidour, Parco naturale Rocca di Cavour, Riserva naturale Monti Pelati, Riserva naturale Stagno di Oulx.

«Tutti questi parchi affidati alla Città Metropolitana non sono mai stati laboratori di economia verde e i territori non hanno tratto nessun beneficio dall’istituzione dei nuovi parchi. Mentre per le aziende agricole, che l’economia verde l’hanno sempre praticata, sono arrivati solo la devastazioni dei cinghiali. A questo proposito comprendiamo bene la frustrazione del sindaco di Candia, Mario Mottino, che ha recentemente denunciato come nel Parco, da anni, proprio la Città Metropolitana non effettui i contenimenti dei cinghiali al contrario di quanto previsto dal Piano di gestione. Sulla base di tutte queste esperienze decennali chiediamo che prima si concerti un Piano di sviluppo per il territorio che metta al centro l’attività agricola e agrituristica e che si prevedano le relative fonti di finanziamento. Solo allora si torni a parlare di Parco dei 5 Laghi. Nel frattempo si dimostri di saper proteggere davvero questo territorio già tutelato».

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