2 Marzo 2016
L’industria dica se vuole valorizzare il latte 100 per 100 Made in Piemonte

Torino – Prosegue il momento di  crisi per il comparto della zootecnia da latte a causa dell’elevata volatilità dei prezzi.  Il Piemonte conta numeri importanti: con 8 milioni di quintali annui e 2.000 aziende produttrici, è la quarta Regione, in Italia, per produzione di latte. Città Metropolitana di Torino costituisce la seconda realtà produttiva del Piemonte con più di 3 milioni di quintali prodotti e 900 aziende coinvolte. A livello nazionale, nell’anno 2015 mille stalle hanno chiuso e, nella nostra Regione, la crisi del comparto mette in gioco 8000 posti di lavoro e una produzione lorda vendibile di 390 milioni di euro. Il territorio piemontese ha una consolidata tradizione nella trasformazione industriale del latte, con 30 caseifici storici. In provincia di Torino ci sono 900 allevamenti che producono 3.150.000 quintali all’anno di latte, pari a oltre un terzo della produzione subalpina. Coldiretti Piemonte ha chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero di convocare un nuovo tavolo di confronto, per verificare, in maniera concreta e puntuale, la disponibilità del mondo industriale a realizzare progettualità e filiere che mirino esclusivamente alla valorizzazione del latte, cento per cento italiano e piemontese. L’obiettivo è rafforzare l’economia territoriale, generando conseguenze e ripercussioni positive sull’intero comparto. Infatti, numerosi caseifici, con il Programma di sviluppo rurale 2007-2013, hanno beneficiato di contributi per 25 milioni di euro per ammodernare le proprie strutture, oltre che valorizzare il latte Made in Piemonte.
   «Non vorremmo che queste importanti risorse, sicuramente utili, fossero servite alla trasformazione del latte estero, all'importazione diretta di latti filtrati o concentrati e coagulati, quali le cagliate», afferma Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, che aggiunge «Abbiamo bisogno di chiarezza e chiediamo trasparenza per capire qual è lo scenario attuale, poiché le formule, passate e future, anche del Programma di sviluppo rurale 2014-2020, ovvero le risorse per il Piemonte, devono trovare una sinergia imprescindibile per una vera ricaduta sul territorio. Se le risorse economiche sono destinate al Piemonte occorre individuare modalità trasparenti affinché restino realmente sul nostro territorio. Gli allevatori non possono permettere che, con soldi pubblici piemontesi, vengano finanziate formule che non trasformano il latte locale».
   Fabrizio Galliati chiude: «Con la continua e crescente importazione di latte dai Paesi esteri si sta verificando una situazione insostenibile per i nostri produttori, con un grave danno all’intera agricoltura della Regione. In questi giorni, da una parte del mondo industriale, arrivano segnali importanti di disponibilità. In particolare, va in questa direzione, la lettera inviata all’assessore ed alle Organizzazioni da parte dell’industria Biraghi spa, di Cavallermaggiore. Al tavolo regionale, quindi, l’assessore Giorgio Ferrero dovrà tener conto di queste necessità e valutare le vere e reali disponibilità e soluzioni. Per noi è fondamentale conoscere, nel dettaglio, le importazioni di latte estero, per ogni singolo caseificio, gli eventuali finanziamenti erogati dalla Regione Piemonte e il loro reale utilizzo».

–07CDTO2016 –

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