12 Agosto 2022
La raccomandazione del vice presidente Anaborapi agli allevatori: “Non pascolate nei campi di sorgo”

Anche fra gli agricoltori torinesi si è avviata la solidarietà per aiutare la famiglia Olivero a cui, sabato scorso a Sommariva Bosco, sono morte, in pochi minuti, 53 vacche di razza bovina Piemontese, intossicate mentre pascolavano sorgo, così come confermato dagli enti preposti.

«Davanti a questo evento che ha decimato l’allevamento – afferma Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino e vice presidente di Anaborapi, l’associazione di allevatori di razza bovina Piemontese - come organizzazione abbiamo deciso di appoggiare l’iniziativa promossa dall’amministrazione comunale sommarivese e dalla sua comunità. Siamo chiamati a far rete tra allevatori, agricoltori e cittadinanza. C’è bisogno di esprimere solidarietà verso una famiglia di allevatori messa in difficoltà da un evento così raro e nefasto con un segnale concreto di vicinanza».

Il Comune di Sommariva Bosco ha attivato una raccolta fondi per sostenere l’azienda agricola Giacomino Olivero. L’Iban sul quale effettuare il versamento è: IT70L0306909606100000115303, con causale: "Donazione famiglia Olivero per danni ai capi di bestiame”.

Bruno Mecca Cici aggiunge: «Le immagini delle vacche morte dell’azienda di Olivero Giacomino, a Sommariva, sono impresse nelle mente di tutti noi allevatori e, mentre siamo chiamati a una riflessione su ciò che possono causare i cambiamenti climatici, non possiamo esimerci da un momento di solidarietà nei confronti di un collega così duramente colpito. Per questo motivo Coldiretti Torino ha aderito alla sottoscrizione a favore dell’azienda agricola Olivero Giacomino. Tutto questo mentre si registrano altri casi, sempre dovuti a intossicazione di bovini da sorgo». Il presidente dei berretti gialli torinesi aggiunge: «Come riportano i testi di cerealicoltura e quelli di tossicologia il sorgo può produrre la durrina, un glucoside cianogenetico, capace di sviluppare acido cianidrico, noto come cianuro di idrogeno. La tossicità di tale sostanza è elevata e può cagionare la morte, pressoché immediata, dei bovini, inibendo i processi di respirazione cellulare»

Nel sorgo la durrina può essere presente nelle piante giovani, in attivo sviluppo, tendendo a scomparire nelle piante completamente formate. Infatti il sorgo maturo può essere tranquillamente consumato da uomini e animali. Purtroppo, quando le piante di sorgo sono in attiva crescita i contenuti di durrina sono significativi, potendo generare fino a 250 milligrammi di acido cianidrico in ogni 100 grammi di prodotto vegetale. Come spiegano gli esperti del settore per raggiungere la dose letale per una vacca dal peso di 500 chilogrammi è sufficiente l’ingestione di quattro chilogrammi di sorgo. Quantità che un bovino adulto può ingerire in pochi minuti.

Bruno Mecca Cici aggiunge: «Il tasso di produzione della durrina nel sorgo da granella varia a seconda dell'età della pianta, è influenzata dai nutrienti disponibili ed esaltata in caso di siccità. Il contenuto di durrina cala velocemente al crescere della coltura. In sostanza, la durrina è un “pesticida” naturale con il quale le giovani piante di sorgo si difendono da possibili attacchi, ovviamente nel momento in cui più sono a essi maggiormente sensibili, in particolare dagli insetti. Entro trenta giorni di vita delle piante di sorgo la produzione di durrina cala poi drasticamente, rendendo così le piante innocue dal punto di vista tossicologico una volta completato lo sviluppo. Ricordo che quest’anno, proprio a causa della siccità, il sorgo è stato seminato come secondo raccolto dopo le colture dell’orzo e del grano. L’obiettivo era quello di rimediare alla carenza del poco fieno portato in cascina con il maggengo o l’agostano: tagli che hanno visto le produzioni calare anche del 50 per cento».

«Quanto sta accedendo in Piemonte deve suggerire agli allevatori maggiore attenzione circa la presenza nei pascoli di sorgo, soprattutto quando le piante si mostrino nelle fasi iniziali di sviluppo, sconsigliando quindi per prudenza di portarvi le mandrie». «Come suggerito dal Forage team, del Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari, dell’Università di Torino - prosegue Bruno Mecca Cici - nel caso del sorgo è indispensabile prestare particolare attenzione allo stadio e all'altezza raggiunti dalla coltura prima di decidere se e come utilizzarlo. Le prime fasi di crescita, così come i ricacci autunnali del sorgo, devono essere gestiti con molta attenzione per non incorrere in problemi di intossicazione degli animali. Con altezze inferiori ai 60-70 centimetri il sorgo non deve essere assolutamente pascolato, né raccolto per essere somministrato fresco in stalla». «Sempre tra le indicazioni del Forage team c’è questa – chiude Bruno Mecca Cici -. Colture con altezze fino a 50 cm possono essere raccolte con sufficiente sicurezza nel caso in cui vengano conservate mediante insilamento. Infatti, anche la trinciatura ha lo stesso effetto di una masticazione e determina l'idrolisi della durrina con formazione di acido cianidrico. Essendo volatile a basse temperature, normalmente l'acido cianidrico si volatilizza all'apertura del silo e con l'areazione della massa durante le operazioni di desilamento e di preparazione del carro, riducendo drasticamente i rischi di intossicazione».

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