11 Marzo 2022
Frossasco, trattori in corteo contro il coinceneritore Kastamonu

Un centinaio di agricoltori, con 50 trattori, sono scesi in piazza oggi a Frossasco (TO) per la manifestazione organizzata da Coldiretti Torino contro il progetto di ampliamento che prevedere anche un coinceneritore presentato dalla multinazionale Kastamonu.

Il corteo di trattori si è mosso da piazzale Comune di Piamonte fino al centro di Frossasco per poi unirsi al corteo a piedi fino all’ingresso dello stabilimento ex Annovati/Trombini, oggi di proprietà della Kastamonu. Alla manifestazione ha partecipato anche il Comitato Ambiente Agricoltura Pedemontana Pinerolese insieme a numerosi cittadini.

Dal palco sono intervenuti il presidente di Coldiretti Torino, Sergio Barone, il responsabile di zona Giancarlo Foco, funzionario Coldiretti Gian Luigi Surra, la neo presidente della sezione Coldiretti Frossasco-Cantalupa Giannella Tocco. Ma insieme ai rappresentati di Coldiretti Torino sono intervenuti anche i sindaci di Frossasco, Federico Comba, il sindaco di Pinerolo, Luca Salvai, il sindaco di Cumiana, Roberto Costelli, la vicesindaca di Piossasco, Federica Sanna. Presenti anche i sindaci di Piscina, Cristiano Favaro, di Buriasco, Carlo Manavella.

Coldiretti Torino è contraria al rilascio dell’autorizzazione per il coinceneritore nella ex Annovati/Trombini da parte della nuova proprietà, la multinazionale Kastamonu.

Il progetto non prevede solo uno stabilimento per la realizzazione di pannelli da legno riciclato. Una parte importante dello stabilimento sarebbe occupato dalla centrale per il recupero energetico del polverino e di altri scarti di lavorazione. Un vero e proprio mini termovalorizzatore che rischia di danneggiare le produzioni agricole di un territorio che sta puntando sulla qualità ambientale e sul distretto del cibo.

In attesa della riapertura del confronto in Città Metropolitana Coldiretti Torino apprezza la dichiarazione del sindaco di Frossasco che, dal palco, ha affermato che l’articolo 5 del Piano regolatore non si tocca. Si tratta dell’articolo che vieta la realizzazione di impianti di incenerimento nel territorio comunale.

«Il distretto del cibo e il turismo verde non possono convivere con un sito potenzialmente inquinante – ha detto la presidente di sezione Coldiretti Giannella Tocco – Vogliamo uno sviluppo legato alla terra, ai nostri prodotti, ai nostri agriturismi e alle nostre cascine didattiche: uno sviluppo incompatibile con i rischi di inquinamento e contaminazione dei terreni che potrebbero derivare dall’attivazione della centrale dell’azienda Kastamonu».

«Innanzitutto – dichiara il presidente di Coldiretti Torino, Sergio Barone - siamo assolutamente contrari all’aumento di cubatura del fabbricato industriale: non possiamo permettere altro consumo di suolo fertile. Ma non possiamo anche accettare che una parte dell’impianto in progetto possa, anche in futuro, provocare fenomeni di inquinamento acuto con contaminazioni dei terreni. Oggi non abbiamo garanzie. Non vorremmo che, per alimentare la centrale termoelettrica finiscano qui anche scarti di lavorazione di altri impianti e, soprattutto, non sappiamo se saranno bruciati solo il polverino legnoso e altri scarti di lavorazione e se questi scarti conterranno colle o resine».

Coldiretti Torino chiede alla Città Metropolitana che il progetto sia assoggettato a valutazione approfondita prima di procedere con l’autorizzazione. Proprio all’ente responsabile delle autorizzazioni ambientali, Coldiretti Torino aveva già inviato un documento con le ragioni delle preoccupazioni degli agricoltori.

Non si tratta di “sindrome nimby” e nemmeno di timori infondati. Nel 2019 questo stabilimento è bruciato per ben 12 giorni, creando una nume di fumo persistente con ricadute al suolo degli inquinanti.

Altre volte in passato, in altri territori, aziende agricole hanno dovuto cessare la produzione di carne, latte, frutta, ortaggi perché i loro terreni sono stati trovati pieni di metalli, Pcb, diossine.

«Non vogliamo giocarci il futuro perché si ha fretta di approvare un progetto – continua Barone - Siamo stufi di non vedere considerate le ragioni dell’agricoltura. Le nostre aziende producono per filiere di qualità che, in futuro, saranno sempre più strategiche. Ai posti di lavoro promessi dall’azienda vogliamo aggiungere i posti di lavoro già oggi garantiti dall’agricoltura e dal turismo verde praticato nel territorio».

Nei comuni della fascia pedemontana pinerolese sono presenti 315 allevamenti con 24.056 animali, di cui 160 allevamenti con 123.820 bovini da carne e latte; 147 allevamenti ovicaprini per un totale di 3.089 capi e 8 allevamenti di suini con 8.147 capi in totale.

Le aziende agricole del territorio dedite esclusivamente alle coltivazioni sono 358 ma si devono aggiungere altre 120 aziende che coltivano terreni pur non essendo residenti nei comuni interessati.

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