23 Febbraio 2018
Difesa del Made in Italy, Agromafie, il cibo e l’agenda politica:

TORINO - Coldiretti protagonista alle terza edizione del “Festival del giornalismo alimentare”, di cui è partner. Alla tavola rotonda sul tema “Dal Barollo al Parmesan, quando il cibo italiano è un falso”, hanno partecipato Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino; Maria Letizia Gardoni, delegata nazionale di Coldiretti Giovani e Giancarlo Caselli, Presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nel settore agroalimentare.
   «Abbiamo voluto partecipare al pannell sull’italian sounding che riguarda il falso made in Italy e le contraffazioni alimentari – spiega Fabrizio Galliati -. Bisogna far capire alla gente che quando le etichette riportano “Barollo” o “Pamesan” non si tratta di folklore, ma di fatti che cagionano un serio danno sia all’economia dell’intero Paese sia alle aziende agricole. La contraffazione crea perdite che superano il doppio rispetto al valore delle importazioni. Tutte queste informazioni vogliamo passarle in maniera corretta ai numerosissimi giornalisti, blogger e influencer presenti al festival affinché le persone diano il giusto peso e valore a queste problematiche. Anche il tema della sicurezza alimentare come la salubrità sono temi altrettanto importanti. La nostra nazione è la prima al Mondo per numero di controlli e per qualità degli stessi. Tutto questo grazie non soltanto all’impegno dei servizi veterinari, degli istituti zooprofilattici, del Ministero della Sanità, eccetera, ma anche alle aziende agricole che lavorano con scrupolosità e attenzione. Tutte problematiche da cui non potrà prescindere il prossimo Governo tenendo conto delle politiche estere che dovranno inseguire regole comuni e non soltanto questioni di prezzo».
   Maria Letizia Gardoni è concorde: «La politica alimentare al centro del festival perché oggi saper scegliere in maniera libera e coscienziosa sulle future politiche del cibo significa ragionare sulla crescita futura del Paese da qui alle prossime due generazioni. Per fortuna il cibo è tornato a essere di grande interesse nell’agenda politica del nostro Paese ma non solo. Riguarda uno dei business principali nel Mondo. Da circa un ventennio in Italia Coldiretti sta cercando di portare avanti battaglie politiche e sindacali che hanno a che fare con il futuro dell’agro-alimentare e i cinque punti presentati sul manifesto stilato abbracciano uno scenario vasto e complesso. Oggi ci sono tutti i presupposti per far sì che si raggiungano risultati importanti, sempre che il prossimo Governo sappia riconoscere il valore strategico di questo settore. Grazie al lavoro fatto in questi ultimi anni siamo riusciti a far maturare una coscienza critica nei consumatori che oggi sono sempre più attenti a quello che portano in tavola».
   Come evitare le contraffazioni e le infiltrazioni malavitose? «C’è la necessità di una nuova normativa in materia agro-alimentare perché l’attuale fa acqua da tutte le parti – spiega Gian Carlo Caselli -. Ed è proprio nei varchi, nelle fenditure che si può insinuare l’illegalità, il malaffare, fino alle mafie in un sistema che sostanzialmente funziona molto bene. Questi varchi al momento sono troppo estesi e devono essere ristretti con una normativa più rigorosa. Per il momento i principali schieramenti politici hanno accettato i cinque punti del manifesto sull’agro-alimentare proposto da Coldiretti e il quinto comprende proprio la riforma di cui parlavo. Se son rose fioriranno: in campagna elettorale si dicono tante cose e poi magari le parole evaporano. La cosa importante sarà riuscire a concretizzarle». 
   Rolando Manfredini,  responsabile Sicurezza alimentare di Coldiretti, intervenuto  nel dibattito sul tema “Le mafie nella ristorazione e distribuzione”, spiega: «Le agromafie sono un fenomeno negativo estremamente importante. Le agromafie oggi fatturano  23 miliardi, il che la dice lunga sulla loro penetrazione nell’agroalimentare. Un fenomeno che riguarda da vicino anche la ristorazione: nelle grandi città, in Italia, sono stati censiti 5000 ristoranti legati alle agromafie e anche all’estero la situazione non è migliore. Così facendo la malavita ricicla denaro sporco. In questi giorni Coldiretti ha avviato una petizione per raccogliere firme a difesa del made in Italy. La rete di esportazione di prodotti, veri o falsi, che richiamano l’italianità, come la produzione all’estero di italian sounding sono un danno per il settore agroalimentare pari a 60miliardi».

-14cdto2018

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