2 Settembre 2009
Da zero a un centesimo al chilogrammo per le pesche che diventano succhi

TORINO – Da zero a un centesimo per un chilogrammo di frutta. Questo il ricavo per i frutticoltori che in questi giorni stanno consegnando pesche e nettarine all’industria che ne otterrà marmellate e succhi. Riccardo Chiabrando, presidente Coldiretti Torino, spiega: "Nelle precedenti campagne i frutti destinati alla trasformazione venivano pagati 15 centesimi per chilogrammo: quest’anno il provento per le stesse produzioni si è azzerato. Non era mai successo di dover consegnare il nostro raccolto con la prospettiva di non ricevere alcunché o poco più: in pratica, stiamo regalando il prodotto all’industria".
Chiabrando continua: "Anche i ricavi dalla vendita delle pesche destinate al consumo fresco si sono ridotti del 35 per cento: sul mercato all’ingrosso le quotazioni al chilogrammo per l’attuale campagna di raccolta non hanno mai superato i 60 centesimi per un prodotto extra, di prima qualità e di buona pezzatura. L’aumento dei costi di produzione a carico dei frutticoltori – per coltivazione, stoccaggio e condizionamento – porterà una contrazione dei proventi vicini al 50 per cento. Per i produttori il margine è di poco inferiore ai 20 centesimi il chilogrammo: troppo poco per tenere in piedi i bilanci delle aziende frutticole. La difficoltà commerciale per pesche e nettarine è conseguenza di una produzione superiore alla media in Italia e in altri Paesi – Spagna e Grecia – dovuta al clima favorevole. A questo si è aggiunta la crisi economica nei Paesi tradizionalmente importatori. Anche i bassi prezzi imposti dalla grande distribuzione organizzata hanno contribuito all’impasse del settore".
"La Regione Piemonte nei giorni scorsi ha richiesto al ministero delle Politiche agricole di attivare il fondo per le crisi di mercato per il comparto delle pesche e delle nettarine" ricorda Chiabrando, che lancia una proposta: "Per ridurre le difficoltà commerciali in atto sarebbe stato opportuno un significativo intervento di ritiro di prodotto destinato alla vendita. Per il futuro occorrerà pensare di modificare la normativa comunitaria che oggi delega le azioni per contrastare tali problemi alle organizzazioni dei produttori, senza però destinare risorse adeguate. Alla luce di quanto successo – e delle tendenze di mercato – le organizzazioni dei produttori dovranno attrezzarsi per effettuare interventi in grado di condizionare il settore. Naturalmente bisognerà compiere un ragionamento più complessivo per rettificare e adeguare la normativa dell’Unione europea, in modo da poter disporre di fondi sufficienti e proporzionati alla gravità della situazione".
In Piemonte la produzione di pesche e nettarine è estesa su 6.000 ettari e sono attive 3.000 aziende. Il Piemonte, con 1.450.000 quintali, rappresenta il 9-10 per cento della produzione nazionale; oltre il 30 per cento della produzione regionale viene esportata.

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