6 Dicembre 2022
Consumo di suolo, il Torinese uno dei territori più colpiti

«Il suolo fertile della provincia di Torino è sotto attacco per fare posto a varianti stradali, circonvallazioni, campi fotovoltaici, speculazioni per nuove aree produttive e abitative» lo ricorda il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici. «Tutto questo mentre il territorio è disseminato di vecchi insediamenti industriali dismessi, capannoni mai utilizzati, cantieri edili mai terminati. Tutti spazi che potrebbero essere rioccupati da nuove strutture e infrastrutture senza consumare nuovo suolo agricolo».

Coldiretti Torino punta il dito sulla mancanza di sensibilità di molte amministrazioni sul tema del consumo del suolo, vera e propria piaga ambientale, per troppo tempo ignorata.

Ecco i progetti più impattanti.

A Lombardore è prevista una variante alla strada statele 460 che occuperebbe oltre 40 ettari di campi coltivati; a Carmagnola è prevista l’occupazione di oltre 60 ettari di campi coltivati per realizzare nuovi capannoni mentre, accanto, ci sono le acciaierie quasi abbandonate; sempre a Carmagnola è prevista una circonvallazione a Est dell’abitato che, invece di utilizzare l’autostrada passerebbe su campi fertili; a Pavone Canavese è in ballo l'ipotesi di edificare su terreni agricoli il nuovo ospedale del Canavese quando esiste un'alternativa a Ivrea in un'area già cementificata; a Carignano per sostituire il ponte sul Po ne viene realizzato uno accanto con consumo di campi, invece che utilizzare la strada e il ponte esistente opportunamente ristrutturato; lungo la linea ferroviaria Chivasso-Aosta sono previste nuove strade per sostituire i passaggi a livello; a Chivasso, nel Canavese e nel Pinerolese, sono previsti nuovi campi fotovoltaici che occuperebbero superfici enormi sottratte all’agricoltura, mentre ci sarebbero tutti i tetti delle aziende agricole insieme alle aree industriali abbandonate da coprire di pannelli. Per non parlare dei terreni (Carmagnola e Mazzè) interessati dall’ipotesi di deposito nazionale di scorie nucleari.

«Stiamo assistendo a progetti vecchi di 30 anni che vengono ritirati fuori dai cassetti così come sono stati concepiti decenni fa; ci sono società  che girano le cascine per cercare di ottenere terra da utilizzare per campi fotovoltaici; ci sono nuovi progetti di infrastrutture che magari includono riduzione della Co2 ma non tengono minimamente in considerazione il consumo di suolo. E pensare che una volta cementificato e asfaltato, il suolo naturale non ce l’abbiamo più. Un problema che riguarda noi agricoltori ma anche tutti i cittadini in un’epoca in cui si parla di sovranità alimentare e di qualità ambientale dei territori».

Coldiretti Torino chiede che il suolo agricolo sia considerato un bene ambientale ma anche uno strumento produttivo alla pari di un sito industriale o artigianale. «Siamo stufi di vedere considerati i nostri strumenti di lavoro (i campi) come semplici aree “libere”, facili da espropriare e che non hanno bisogno di bonifiche. I nostri campi producono: producono cibo, forse il bene che oggi è più prezioso e che alimenta gli unici posti di lavoro che davvero possono avere un futuro se l’agricoltura non venisse continuamente ostacolata e umiliata».

Coldiretti Torino chiede che la Città metropolitana e i Comuni rivedano i progetti azzerando il consumo di suolo agricolo. Chiede anche che la Regione modifichi il regolamento per le autorizzazioni ai nuovi campi fotovoltaici escludendo tutti i terreni agricoli e che la Regione definisca al più presto nuove norme contro il consumo di suolo.

Secondo dati Arpa Piemonte la superficie totale di suolo consumato in Piemonte aggiornata al 2021 è di circa 169.655 ettari, pari quindi al 6,7 % della superficie totale regionale (circa 2 milioni 540mila ettari).

Sempre secondo Arpa Piemonte, in termini assoluti, la Città Metropolitana di Torino con oltre 58mila 359 ettari di superficie consumata è la provincia con il valore più alto del Piemonte. La Città Metropolitana di Torino si conferma quindi come l’area che, complessivamente, contribuisce maggiormente al fenomeno di consumo regionale incidendo per il 34,4 %.

Secondo dati Coldiretti, in Italia, negli ultimi 50 anni, è scomparso quasi 1 terreno agricolo su 3 (-30%) a causa dell’abbandono e della cementificazione che hanno ridotto la capacità di assorbimento della pioggia e messo a rischio l’ambiente e la sicurezza dei cittadini per frane ed alluvioni. Tra il 2006 e il 2021 l’Italia – sottolinea la Coldiretti - ha perso 1.153 km2 di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km2 all'anno, a causa principalmente dell'espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all'aumento degli allagamenti e delle frane provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di euro l'anno, secondo l’Ispra.

Negli ultimi dieci anni l’Italia ha perso con il suolo anche 400 milioni di chili di prodotti agricoli per l’alimentazione dell’uomo e degli animali aumentando il deficit produttivo del Paese e la dipendenza dall’estero. La sparizione di terra fertile non pesa peraltro solo sugli approvvigionamenti alimentari – sottolinea Coldiretti – poiché dal 2012 ad oggi il suolo sepolto sotto asfalto e cemento non ha potuto garantire l’assorbimento di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che ora scorrono in superficie aumentando il rischio idrogeologico. Una situazione aggravata dai cambiamenti climatici con più di tremila eventi estremi nel 2022, tra bombe d’acqua, violenti temperali e grandinate, secondo analisi Coldiretti su dati Eswd.

Coldiretti nazionale chiede che venga anche applicato il "Fondo per il contrasto al consumo di suolo", finanziato con 10 milioni di euro nel 2023, 20 milioni nel 2024, 30 milioni di euro nel 2025 e 50 milioni di euro all'anno nel biennio 2026-2027 previsto dalla manovra.  Ma chiede anche che sia accelerato il processo di approvazione della nuova legge contro il con sumo di suolo attesa da oltre un decennio.

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