- Oggi presso il municipio di Caselette è stato firmato il documento con le osservazioni comuni sul grande progetto di “Cassa di laminazione” sulla Dora Riparia nella piana tra Caselette e Alpignano. Un’opera che metterebbe in scacco una vasta area agricola fertile tra Caselette e Alpignano, una delle più pregiate della bassa valle di Susa sia per le rese agricole e per il mosaico agronaturale di grande interesse paesaggistico.
Il documento con le osservazioni comuni è la prima azione integrata tra le amministrazioni comunali interessate, i consorzi irrigui e Coldiretti Torino per una sostanziale modifica di questo progetto che danneggerebbe in modo irreparabile agricoltura e paesaggio. Le osservazioni sono state inviate alla Cabina di regia istituita, sull’opera, dalla Regione Piemonte.
La cassa di laminazione è stata progettata dall’autorità di bacino del Po per smorzare la forza delle piene 200ennali che possono investire i quartieri basso di Torino. Il progetto è stato concepito oltre 20 anni fa dopo la disastrosa alluvione del 15 ottobre 2000.
Il progetto prevede uno sbarramento ad Alpignano ha un’altezza di 20 metri con una quota di ritenuta dell’acqua pari a 14 metri. Qui è prevista una nuova strada che collegherebbe i due lati della valle a monte di Alpignano. L’area di deposito dei sedimenti è di 7 ettari per piene 50ennali ma con l’area di espansione in caso di piene 100 e 200ennali la compromissione del suolo agricolo raggiunge i 10 ettari.
«Noi agricoltori siamo i primi custodi dell’assetto idrogeologico del territorio - sottolinea Bruno mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, che ha firmato le osservazioni per conto del sindacato agricolo – Le nostre osservazioni, su un progetto dall’impatto decisamente eccessivo, sono dettate dall’esperienza e dal buon senso».
Ecco le osservazioni di Coldiretti Torino:
- Con le attuali prospettive di grave carenza idrica non sono più accettabili progetti che si pongono il solo obbiettivo di evitare alluvioni invece di accumulare l’acqua in bacini per poi riutilizzarla nei momenti di necessità.
- Occorre stralciare definitivamente dal progetto l’argine maestro di suddivisione della cassa di laminazione. Le dimensioni (base di 35 metri, altezza di 4,5 metri e per una lunghezza di 1870 metri) di quest’opera, oltre a sottrarre ulteriore terreno alle aziende agricole ed avere un impatto fortemente negativo per l’ambiente e il paesaggio, creerebbe ristagno delle acque di scolo, difficoltà di accesso con i mezzi agricoli e di collegamento ai fondi
- Il manufatto limitatore di monte deve essere progettato di dimensioni ridotte e deve avere uno sfioratore con luce aperta e regolabile, non solo sormontabile. Questo per poter regolare il rilascio dell’acqua, per evitare il costante allagamento dei terreni a monte.
- L’intervento di ricostruzione morfologica e rinaturalizzazione dell’alveo deve prevedere la minor sottrazione di terreno oggi coltivato dalle aziende agricole, ed eseguito solo su aree demaniali.
- Il nuovo ponte sulla Dora, in alternativa a quello di Alpignano per i mezzi agricoli e non solo, non deve essere progettato in mezzo alla piana per non sottrarre ulteriore terreno agricolo.
- Manca un’indicazione degli stanziamenti per la manutenzione delle opere, e dell’ente che deve realizzare la manutenzione soprattutto per la rimozione dei sedimenti che sarebbero accumulato dalle alluvioni della Dora.
- Occorre individuare precise garanzie per gli indennizzi: non si tratta di compensare il mero valore del terreno, ma occorre ragionare sul danno aziendale, cioè sull’impatto che peserebbe sulla redditività agricole.
- L’attuale dotazione finanziaria a disposizione (13,5 ml. di euro a fronte di un importo complessivo dell’opera stimato in 63,00 ml. di euro nel 2016) data la complessità del progetto, i costi di progettazione e, non ultimo, l’aumento dei costi delle materie prime, la somma ad oggi stanziata è insufficiente
«Per questi motivi – conclude Mecca Cici - chiediamo che venga ripensato l’intero progetto e reso pubblico il cronoprogramma dell’iter procedurale dell’opera, che venga indicato il flusso finanziario previsto e che venga indicato il soggetto di riferimento per le manutenzioni. Inoltre, facciamo notare l’assenza della Città di Torino: se siamo qui per difendere il capoluogo dalle alluvioni vorremmo che l’amministrazione torinese ascoltasse le nostre perplessità e le nostre osservazioni».