17 Dicembre 2021
Da oggi la ricerca del tartufo è tutelata dall’Unesco

La “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali” entra nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco. Una buona notizia, non solo per le Langhe, ma anche per la Collina Torinese dove i terreni di marne e arenarie hanno le stesse caratteristiche delle zone più famose e generano ottime aree tartufigene.

Lo ha annunciato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel corso dell’Assemblea nazionale della principale organizzazione agricola europea nel comunicare la decisione adottata dalla sedicesima sessione del Comitato intergovernativo Unesco riunito a Parigi. Un risultato che è stato festeggiato con un maxi vassoio di tagliolini al tartufo per le centinaia di agricoltori insieme ai leader politici dei principali partiti e movimenti presenti in assemblea.

L’arte della ricerca del tartufo coinvolge, in Italia, una rete nazionale composta da circa 73.600 detentori e praticanti, chiamati tartufai, riuniti in 45 gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani (FNATI) e da singoli tartufai non riuniti in associazioni per un totale di circa 44.600 unità e da altre 12 associazioni di tartufai che insieme all’Associazione Nazionale Città del Tartufo (ANCT) coinvolgono circa 20.000 liberi cercatori e cavatori. Una vasta comunità, distribuita nei diversi territori regionali italiani, coinvolge la coppia cavatore-cane in un rapporto armonico tra il cavatore e la natura che è alla base della trasmissione di conoscenze e tecniche legate alla cerca e cavatura individuate come una pratica sostenibile. Mentre in ambito famigliare è ancora il singolo tartufaio più anziano, nonno o padre, che insegna alle nuove generazioni i segreti, gli accorgimenti, i luoghi e le tecniche della cerca e della cavatura.

L’arte italiana della ricerca del tartufo entra nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità al fianco di molti tesori italiani già iscritti dall’Opera dei pupi (iscritta nel 2008) al Canto a tenore (2008), dalla Dieta mediterranea (2010) all’Arte del violino a Cremona (2012), dalle macchine a spalla per la processione (2013) alla vite ad alberello di Pantelleria (2014), dall’arte dei pizzaiuoli napoletani (2017) alla la Falconeria fino all’“Arte dei muretti a secco” ma non mancano neppure luoghi simbolo tutelati dall’Unesco come Il Paesaggio vitivinicolo di Langhe, Roero e Monferrato o le Colline del Prosecco e le faggete dell’Aspromonte e del Pollino.

Dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria sono numerosi i territori battuti dai ricercatori. La ricerca dei tartufi praticata già dai Sumeri svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore. Il tartufo è un fungo ipogeo, che vive, dunque, sotto terra, ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi.

Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come pioppo, tiglio, farnia e cerro, il tartufo, deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio. I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina il bianco (Tuber Magnatum Pico) va rigorosamente gustato appena raccolto, aggiunto a crudo su noti cibi come la fonduta, i tajarin al burro e i risotti e per quanto riguarda i vini va abbinato con i grandi rossi Made in Italy.

Anche sulla Collina Torinese, nella lunga fascia tra Verrua, Cavagnolo, Chivasso, Marentino, Chieri e Moncalieri la ricerca del tartufo (nero e bianco) è molto diffusa.

Proprio nelle Colline Torinesi, da 30 anni, tra fine ottobre e metà novembre, si svolge la Fiera Nazionale del Tartufo di Rivalba.

La raccolta dei tartufi può avvenire soltanto in periodi precisi per ciascuna specie. Ecco QUI il calendario della raccolta tartufi nel Torinese.

Per poter raccogliere i tartufi occorre essere in possesso di un apposito tesserino che viene rilasciato dopo un esame di abilitazione alla raccolta organizzato dalla Città Metropolitana di Torino.

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