31 Marzo 2020
Cura Italia, per garantire la raccolta di alimenti nei campi i parenti e affini fino al sesto grado

Lo prevede il decreto Cura Italia a fronte dell’emergenza coronavirus

 

TORINO Per garantire la disponibilità di alimenti e sopperire alla mancanza di manodopera potranno collaborare nei campi anche i parenti lontani fino al sesto grado. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che il decreto Cura Italia prevede per l’emergenza Coronavirus che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro ne subordinato ne autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito.

Fabrizio Galliati, presidente Coldiretti Torino, spiega: «Potranno dunque collaborare alla raccolta dei prodotti agricoli anticipata dal caldo inverno anche nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini, figli di cugini, cugini dei genitori e figli dei cugini dei genitori, fratello/sorella del coniuge, zio del marito rispetto alla moglie e viceversa, cugino/a del marito rispetto alla moglie e viceversa».

Si tratta di una prassi molto diffusa in agricoltura nel passato quando anche lontani parenti tornavano in fattorie, cascine e masserie di famiglia in occasione delle campagne di raccolta più importanti, dalla vendemmia alla raccolta delle olive, per collaborare attivamente e ricevere magari in cambio frutta, verdura, olio o vino.

Michele Mellano, direttore di Coldiretti Torino, aggiunge: «A livello nazionale il Cura Italia prevede nello specifico l’estensione dal quarto al sesto grado del rapporto di parentela e affinità per l’utilizzo in modo meramente occasionale o ricorrente di breve periodo di parenti e affini (Articolo 105 decreto legge 18/2020, recante “Misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19) disciplinato originariamente dall’articolo 74 della legge Biagi. Un intervento positivo per le attività agricole, e relative attività connesse, che consente di avvalersi di una platea più ampia di soggetti in una situazione in cui con l‘emergenza Coronavirus è diventato più difficile il reperimento della manodopera per le necessità produttive».

 

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