17 Dicembre 2014
Ue: arrivano le nuove etichette ma metà della spesa resta anonima

Torino – «Oltre la metà della spesa resta anonima a causa della contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca, ma non per i succhi di frutta, per le uova ma non per i formaggi, per il miele ma non per il latte». Questo denuncia Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, nel commentare l’entrata in vigore delle norme europee sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori  – Regolamento UE 1169/2011 – che prevedono nuove etichette per i prodotti alimentari in vendita che devono essere scritte con caratteri più chiari e grandi, ma anche riportare più informazioni: da una maggiore evidenza sulla presenza di sostanze allergizzanti o che procurano intolleranze, all’indicazione del tipo di oli e grassi utilizzati; dalla data di congelamento  alle informazioni sullo stato fisico degli ingredienti utilizzati in modo ad esempio da non poter utilizzare il termine “latte”, se si usa latte in polvere o proteine del latte.
Il presidente Roberto Moncalvo continua: «Anche se si procede con lentezza per l’azione delle lobbies, grazie al pressing della Coldiretti in Italia e in Europa il nuovo regolamento comunitario prevede che, a partire dal prossimo  1° aprile 2015, dovranno essere indicate in etichetta luogo di allevamento e di macellazione di carni suine e ovi-caprine, mentre per le carni diverse, come quella di coniglio e per il latte e formaggi, tale data rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità».
«A oggi – prosegue Roberto Moncalvo – in Europa, dopo l’emergenza mucca pazza, è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina. Dal 2003 è d'obbligo  indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal 1° gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova. A partire dal 1° agosto 2004 c’è l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Dal 1° luglio 2009 vige l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta e i formaggi. L’Italia, sotto il pressing della Coldiretti, è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 vige l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy; a partire dal 1° gennaio 2008 c’è l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. In un momento difficile per l’economia in Europa e in Italia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza per combattere la concorrenza sleale a danno delle nostre imprese e per garantire libertà di scelta al consumatore».

A livello torinese Coldiretti ha organizzato alcuni incontri formativi con gli agricoltori che trasformano i prodotti aziendali, li confezionano e li etichettano. Mauro D’Aveni, responsabile Ufficio Qualità di Coldiretti Torino, ha informato gli imprenditori agricoli e i gestori di agriturismi sulle novità in merito all’etichettatura degli alimenti arrivate con la nuova normativa comunitaria.
   «L’entrata in vigore delle nuove norme comunitarie rappresenta un passo in avanti importante – sottolinea e chiude Michele Mellano, direttore Coldiretti Torino – tuttavia questo non impedisce gli inganni del finto Made in Italy che, sugli scaffali, riguardano due prosciutti su tre, venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta. Non solo, sempre all'insaputa dei consumatori oltre un terzo della pasta è ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia. E la metà delle mozzarelle sono fatte con latte straniero o addirittura semilavorati industriali – cagliate – provenienti dall’estero. In altre parole contiene materie prime straniere circa un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy. Tutto questo all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. Esiste quindi l’esigenza di accelerare il percorso per rendere obbligatoria l’indicazione di origine in tutti i prodotti alimentari».

–90CDTO2014 –

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