1 Marzo 2023
Siccità, serve l’acqua dei bacini idroelettrici

L’acqua raccolta dalle dighe idroelettriche deve servire anche al soccorso dell’agricoltura altrimenti la prossima estate si rischia il disastro. Per questo, Coldiretti Torino chiede che venga esteso a tutte le società di produzione idroelettrica che operano nelle vallate torinesi l’accordo tra IREN e Coldiretti Torino che, nell’estate 2022 ha permesso di soccorrere i consorzi irrigui concedendo acqua dalla diga di Ceresole.

«L’annata agraria è ormai alle porte – osserva con amarezza il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – La neve caduta in questi giorni non sarà sufficiente a risolvere la carenza idrica. Tutti gli indicatori suggeriscono che sarà un 2023 all’insegna della mancanza d’acqua eppure continuano a rimanere inascoltate le nostre richieste che sono dettate solo dal buonsenso».

Il settore idroelettrico è considerato il “terzo soggetto” nella scala di priorità dell’uso delle acque: al primo posto c’è l’idropotabile e al secondo c’è l’irrigazione agricola. Eppure le concessioni nate anche un secolo fa seguono logiche oggi improponibili garantendo ai gestori idroelettrici un uso monopolistico dell’acqua, risorsa che viene spesso utilizzata a ciclo chiuso con scarsissimo rilascio. Nel 2022 il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge sulle concessioni idroelettriche. Una partita che vale 200 milioni di euro e che dà l’occasione alla Regione di attuare un vero uso plurimo delle acque e di disporre di risorse per interventi contro la siccità.

«Una concezione antiquata dell’uso della risorsa idrica che garantisce un’esclusività a un settore che se è stato cruciale per lo sviluppo industriale di Torino e delle nostre valli quando di acqua ce n’era per tutti, oggi dovrebbe venire incontro alle esigenze collettive con la cessione di piccole quantità in caso di emergenza».

«L’estate scorsa, la Regione aveva iniziato un’interlocuzione con i gestori idroelettrici ma poi non ha voluto proseguire. Non si può continuare a parlare di crisi idrica e non fare nulla per affrontarla. È venuto il momento di prendere in mano la situazione con un approccio non ideologico e non protezionistico ma squisitamente operativo».

Coldiretti Torino ricorda che manca ancora una progettazione di area vasta per fare fronte alla crisi climatica attraverso investimenti in piccoli invasi a servizio della rete irrigua, l’utilizzo agricolo delle acque depurate, l’ottimizzazione dell’attingimento da pozzi.

«Dobbiamo partire subito. Le progettazioni e gli iter autorizzativi sono lunghi. Nel frattempo, però, la Regione deve raggiungere un accordo con i gestori idroelettrici per scongiurare la catastrofe. Un accordo per permettere all’agricoltura di continuare a produrre cibo anche in questa era di crisi climatica».

Nelle vallate torinesi sono presenti una decina di invasi a scopo idroelettrico, alcuni di grandi dimensioni. Si tratta dei bacini di Pourrierers e Perosa in val Chisone; del bacino di Rochemolles (già utilizzato dall’acquedotto di valle della valle di Susa) e Moncenisio-Venaus; dei bacini Malciaussia, Lago della Rossa e Lago dietro la Torre in valle di Viù; dei bacini di Ceresole Reale-Serrù e di Teleccio in valle Orco; il bacino Gurzia o Vistrorio in val Chiusella.

In Italia sono circa 300mila imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità che si estende anche alle aree urbane per effetto della caduta del 30% di precipitazioni in meno nell’ultimo anno, con la percentuale che sale al 40% per il nord Italia. Proprio oggi parte a Roma il primo Tavolo sull'acqua a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

 

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