10 Maggio 2023
Piccioni, accolta la richiesta per il contenimento

Coldiretti Torino accoglie con soddisfazione la notizia che il Consiglio metropolitano di Torino ha approvato un Ordine del giorno che impegna il sindaco metropolitano, Stefano Lo Russo, e il consigliere delegato all’ambiente e gestione fauna, Gianfranco Guerrini, “ad adottare tutte le misure necessarie alla creazione di un Piano di contenimento specifico dei piccioni”.

L’Ordine del giorno era stato presentato dai consiglieri Davide D’Agostino, Andrea Tragaioli, Enrico Delmirani, Daniel Cannati, Roberto Roberto Ghio, Fabio Giulivi e riprende una precisa richiesta di Coldiretti Torino preoccupata per le continue segnalazioni di gravi danni alle semine, ai raccolti e alle scorte di mangimi degli allevamenti.

«Ringraziamo il Consiglio per avere condiviso le nostre preoccupazioni sui danni dei piccioni – dichiara il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Ora ci aspettiamo che la Città Metropolitana istruisca l’iter tecnico e autorizzativo per varare un Piano operativo di contenimento, come è già stato fatto per i cinghiali e per le nutrie. Noi agricoltori siamo i primi a convivere con gli animali selvatici o rinselvatichiti, fanno parte da sempre del contesto del nostro ambiente di lavoro che sono i campi e i boschi. Ma proprio per questo siamo i primi a richiedere un approccio gestionale alla fauna, non distruttivo ma nemmeno ideologico. I piccioni sono un grande problema per le campagne come per le città, vanno contenuti per limitare i danni all’agricoltura e i rischi per la salute. Starà ai tecnici dell’ente metropolitano individuare le più efficaci misure di controllo delle popolazioni che, dappertutto, sono in evidente esubero».

I piccioni, come hanno confermato i recenti casi di scuole chiuse a Ciriè per questo problema, sono spesso parassitati dalla “zecca del piccione”, la zecca molle del genere Argus che può attaccare l’Uomo causando reazioni allergiche. Inoltre, il piccione è noto per essere un possibile veicolo di Salmonella e altri patogeni anche agli animali d’allevamento. Senza contare i problemi che i piccioni causano con le loro deiezioni alle opere storiche e ai monumenti e il disturbo causato agli esercizi di ristorazione all’aperto.

Ma Coldiretti Torino punta il dito soprattutto sui danni all’agricoltura.

In queste settimane gli agricoltori alle prese con le semine primaverili assistono alla scena di enormi voli di piccioni intenti a divorare i semi appena posati nel terreno. Lo stesso accade alla maturazione, quando i piccioni attaccano i semi pronti per la raccolta. In particolare, i piccioni saccheggiano i fiori maturi di girasole, la soia e le spighe di grano. Inoltre i piccioni sporcano con le loro feci i mangimi per le mucche nelle stalle con il rischio di infezioni gravi che colpiscono le attività zootecniche.

La vigente collocazione giuridica del piccione di città (Columba livia forma domestica) è stata definita dalla Corte di Cassazione la quale ha stabilito che il piccione di città sia considerato “animale selvatico” in quanto vivente in stato di naturale libertà, mentre appartengono alle specie domestiche o addomesticate il piccione viaggiatore e quello allevato per motivi alimentari. Da questa sentenza discende che il piccione debba essere gestito e che questa gestione sia demandata alle Regioni e, per effetto della delega in vigore in Piemonte, alle Province e Città Metropolitana. La Città Metropolitana, secondo la legge, ha facoltà di operare il controllo della fauna selvatica quando intervengano le condizioni previste dalla legge nazionale 157 del 1992 e cioè: “per la migliore gestione del patrimonio zootecnico; per la tutela del suolo; per motivi sanitari; per la selezione biologica; per la tutela del patrimonio storico-artistico; per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche”.

Finora contro i piccioni sono stati attuati soltanto timidi piani a livello comunale. «Il piccione è una specie che non può essere gestita dai singoli comuni. Per questo abbiamo chiesto l’adozione di un piano coordinato su scala provinciale».

 

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