14 Ottobre 2021
Piano qualità dell’aria: Coldiretti chiede deroghe per il divieto dell’abbruciamento di materiali vegetali

Nelle aree interessate dalle disposizioni straordinarie in materia di qualità dell’aria, adottate dalla Regione Piemonte, Coldiretti chiede specifiche deroghe, in presenza di semaforo di qualità dell’aria di colore verde. Le deroghe sono chieste in favore delle imprese agricole dei comparti frutticolo, castanicolo, corilicolo e viticolo.

Andrea Repossini, direttore di Coldiretti Torino, spiega: «Dal 15 settembre scorso è stato riattivato il cosiddetto “semaforo di qualità dell’aria”, meccanismo che limita la possibilità e le capacità operativa delle imprese del settore primario. Le misure già introdotte, in caso di eventuale passaggio a un più elevato livello di attenzione, rispetto a una situazione di normalità, determineranno ripercussioni economiche nei confronti di un tessuto costituito in prevalenza da micro e piccole aziende agricole che già registrano tensioni a causa di situazioni di mercato tutt’altro che favorevoli per le produzioni agricole».

«In particolare il divieto dell’abbruciamento di materiali vegetali – puntualizza Andrea Repossini – ha sollevato perplessità e preoccupazioni, soprattutto in quelle aree in cui - per le caratteristiche delle produzioni e la conformazione del territorio - è impossibile adottare diverse modalità di gestione dei residui derivanti dalla stagione di raccolta. Ci riferiamo, all’inserimento di cento comun, normalmente considerati montani, nell’ambito dei quali l’attività agricola riconducibile prevalentemente a produzioni autunnali riveste una significativa rilevanza. Ad esempio la castanicoltura in Val di Susa. In queste aree il divieto di abbruciamento sta generando difficoltà nella gestione di pratiche che costituiscono basilari ed essenziali attività propedeutiche a garantire una condizione di continuità produttiva, anche in termini di contrasto alla diffusione di fitopatie».

«I problemi arrivati dal Piano di tutela di qualità dell’aria, riguardano tutte le imprese del comparto frutticolo, castanicolo, corilicolo e viticolo che intervengono durante il periodo invernale con operazioni di potatura per riequilibrare la pianta, la capacità produttiva e per eliminare porzioni vegetali e legnose compromesse da attacchi fitopatologici – prosegue Andrea Repossini -. Ad esempio, per gli agricoltori risulta impensabile accumulare e “stoccare” al fondo degli appezzamenti questi residui vegetali, potenzialmente molto pericolosi per la diffusione di importanti malattie, quali - ad esempio -, il colpo di fuoco delle pomacee, la batteriosi del kiwi, la sharka delle drupacee, la virosi e batteriosi dei piccoli frutti e gli altri fruttiferi, mal dell’esca della vite, la batteriosi e l’eriofide del nocciolo, così come il mal dell’inchiostro del castagno. L’impossibilità a utilizzare la pirodistruzione comporta la necessità di operazioni di trinciatura o di trasporto, tra l’altro con un forte impatto sulle emissioni di anidride carbonica in atmosfera per l’impiego di carburanti fossili». «A fronte di questa situazione pur comprendendo le ragioni di dover limitare la formazione di polveri sottili e di dover trovare un giusto punto di equilibrio rispetto al Piano straordinario sulla qualità dell’aria – chiude Andrea Repossini - Coldiretti ha nuovamente chiesto alla Regione Piemonte di introdurre la possibilità di adottare deroghe per tutti i comuni del Piemonte, almeno di 30 giorni, anche non consecutivi - rispetto a un divieto che interessa un periodo di 7 mesi -, attraverso specifici provvedimenti al fine di non mortificare e penalizzare le esigenze di un territorio su cui insistono produzioni simbolo del Made in Piemonte».

 

-87-ColdirettiTorino2021

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