7 Aprile 2022
Deposito scorie nucleari, ancora top-secret i siti torinesi

I siti proposti in provincia di Torino per il deposito nazionale di scorie nucleari sarebbero confermati.

Sogin ha trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) ad ospitare il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, dopo i 60 giorni dalla chiusura della consultazione pubblica. Il documento non è ancora stato divulgato «ma indiscrezioni giornalistiche indicano una presenza ancora significativa di siti piemontesi per cui la nostra Regione risulta particolarmente a rischio tra le sedi idonee ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani per un totale di almeno 150 ettari», spiegano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale a seguito del “Tavolo della trasparenza e partecipazione nucleare”, organizzato da Regione Piemonte, al quale ha preso parte il presidente Roberto Moncalvo.

«Dopo le mobilitazioni a Mazzè e Carmagnola Coldiretti Torino ribadisce la netta contrarietà del mondo agricolo alla collocazione di un deposito nazionale di scorie nucleari su prezioso terreno fertile» aggiunge Sergio Barone, presidente di Coldiretti Torino.

«In una fase storica in cui il Torinese, così come tutta l’Italia, si mostra così carente di materie prime alimentari, a partire dal mais e dal grano, non possiamo accettare di vedere compromesse le aree agricole più produttive dove si producono i cereali che servono alle filiere del latte e della carne di qualità o alla panificazione».

«Ribadiamo – precisano Moncalvo e Rivarossa - che il Piemonte è la regione che detiene il maggior quantitativo di radioattività in Italia, nei sei impianti realizzati in passato. Anche per questo è importante escludere la nostra Regione nella scelta del sito per il deposito nazionale».

In Piemonte il consumo di suolo complessivo è di circa 175.000 ettari pari quindi al 6,9% della superficie totale regionale che è di 2.540.000 ettari. Vanno contrastate le scelte che penalizzano sempre e solo l’agricoltura.

Se è vero che sarà garantita la massima sicurezza del sito, allora ci sono siano tante aree industriali, abbandonate e dismesse, site più o meno vicino alle grandi città, che potrebbero servire benissimo allo scopo.

Coldiretti ricorda anche che la nostra agricoltura è green, variegata, punta sempre più a progetti di filiera volti a valorizzare i prodotti locali, al biologico, alla difesa e alla tutela della biodiversità e sostenibilità.

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