18 Maggio 2022
“Cosa si aspetta a fare partire davvero gli abbattimenti dei cinghiali?”

«Ormai siamo a due mesi dalla firma dell’ordinanza regionale per il depopolamento dei cinghiali ma rimangono ancora azioni completamente inattuate, soprattutto nell’area indenne». È quanto evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale, nel ricordare che l’obiettivo è di arrivare ad abbattere almeno 50mila cinghiali.

«Se da un lato, la scorsa settimana, sono finalmente state fornite le indicazioni operative per l’autocostruzione di gabbie e recinti di cattura e sono iniziati i primi abbattimenti nell’area infetta, dall’altro siamo ancora a quota zero abbattimenti straordinari nella zona indenne – continuano Moncalvo e Rivarossa -. C’è, quindi, una inspiegabile lentezza dell’intero meccanismo e sta mancando da parte della Regione, delle Province, degli istituti venatori e dei Parchi una sinergia ed una collaborazione utile a far partire tempestivamente l’operatività di tutti i contenuti innovativi dell’ordinanza del 15 marzo scorso, bloccata, invece, da inutili cavilli, prese di posizione inaccettabili e strumentali interpretazioni delle disposizioni da parte di diverse amministrazioni provinciali – continuano Moncalvo e Rivarossa -.  Molti ATC e CA hanno addirittura bloccato strumentalmente le azioni di contenimento ordinarie che, invece, dovrebbero procedere senza alcuna interruzione, come chiaramente previsto dall’ordinanza regionale. Così, ad oltre quattro mesi dall’inizio dell’emergenza PSA è in corso un aumento significativo dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole. Una condizione che costituisce un paradosso inaccettabile per le imprese agricole piemontesi che devono già fronteggiare gli sconvolgimenti del mercato ed i forti rincari dovuti alla guerra Ucraina, oltre agli effetti delle pesanti limitazioni in zona infetta e buffer. E’ necessaria, quindi, una presa di posizione rapida e determinata della Regione affinché le Province attivino senza ulteriori ritardi tutte le disposizioni innovative dell’ordinanza, con procedure snelle e univoche in tutto il territorio regionale. Mentre è urgente una azione puntuale- concludono- di controllo di tutti gli istituti venatori inadempienti, procedendo con il commissariamento dei comitati di gestione degli ATC e CA che dovessero ancora rallentare irresponsabilmente gli abbattimenti”.

Intanto, Coldiretti nazionale chiede rapidi interventi per l’abbattimento e il contrasto al proliferare dei cinghiali in tutto il Paese per fermare, appunto, la diffusione della Peste Suina Africana che mette a rischio la sopravvivenza di 29mila allevamenti italiani e un intero comparto strategico, che genera un fatturato di 20 miliardi di euro l’anno e garantisce occupazione per circa centomila persone nella filiera suinicola. È quanto scrivono il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il Consigliere delegato Filiera Italia, Luigi Pio Scordamaglia, al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri competenti delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, della Salute e della Transizione ecologica, in occasione dell’avvio della macellazione dei suini presenti dopo la definizione della zona rossa a Roma

Oltre alle misure di protezione, di progettazione di idonee recinzioni e all’adozione di tutte le indispensabili misure di biosicurezza, come Coldiretti e Filiera Italia riteniamo necessaria una radicale azione di depopolamento dei cinghiali, la cui proliferazione è diventata, ormai, numericamente ingestibile, attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 con l’articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. Siamo basiti che nel Lazio – sostengono Prandini e Scordamaglia - occorrano altre tre settimane per partire con gli abbattimenti selettivi, anche per difendere l’immagine di Roma e dell’Italia nel mondo.

«Stiamo già oggi vedendo calare le nostre esportazioni, dando un vantaggio competitivo per le imprese del settore dei Paesi terzi e riteniamo inevitabile – chiedono Prandini e Scordamaglia - lo stanziamento di nuove forme di sostegno al fine di garantire un’efficace strategia di contenimento ed evitare la catastrofe che porterà a costi superiori ad 1,4 miliardi di euro solo per l’indennità di abbattimento dei suini, secondo le stime del Ministero della Salute e ISMEA».

«È auspicabile infine – concludono i presidenti di Coldiretti e Filiera Italia - che al Commissario per l’emergenza vengano assegnati strumenti utili a raggiungere l’obiettivo di salvaguardare con efficacia la filiera, provvedendo al contenimento del virus di peste suina africana poiché gli interventi preventivi e rapidi a livello regionale e nazionale non sono più rinviabili».

L’invasione di città e campagne da parte dei cinghiali viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero secondo il sondaggio Coldiretti/Ixè.

«Serve responsabilità delle Istituzioni per un intervento immediato e capillare di contenimento della popolazione dei cinghiali lungo tutto il territorio nazionale» chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare «la necessità della loro riduzione numerica attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 con l’articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. Siamo infatti costretti ad affrontare una grave emergenza sanitaria perché – precisa Prandini – è mancata l’azione di prevenzione come abbiamo ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali».

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