TORINO «Per rimborsare i danni causati dai cinghiali a volte non è sufficiente calcolare i guai alla cotica erbosa con una prospettiva annuale. Dunque occorre rivedere i meccanismi di valutazione dei danni». Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, riassume così la proposta emersa nei giorni scorsi durante una riunione che la Coldiretti Torino ha organizzato con presidenti di sezione e soci dei berretti gialli dell’area Valli di Lanzo.
Pier Mario Barbero, segretario di Zona della Coldiretti di Ciriè, informa: «Tra le difficoltà cui devono fare fronte gli allevatori in montagna ci sono i danni provocati dai cinghiali e dai selvatici alle colture. Grufolando, i cinghiali avanzano col muso a terra, razzolando, alla ricerca di cibo, danneggiando la cotica dei prati polifiti montani che tornano alle normali condizioni produttive solo dopo alcuni anni».
Andrea Repossini, direttore di Coldiretti Torino, aggiunge: «Oggi il danno alle colture dei selvatici viene calcolato tenendo semplicemente conto del numero di metri quadrati di cotica erbosa rovinata dai cinghiali, però per ripristinare la cotica erbosa dei prati montani sono necessari più e più anni. Dunque Coldiretti chiede di rivedere i meccanismi con cui attualmente si determinano le stime dei danni. Inoltre, nelle aree della cotica erbosa grufolate dai cinghiali, ricacciano specie meno pregiate di erbe. Il risultato è che cambia la composizione dei prati polifiti montani, influendo sul latte prodotto dalle vacche e, di conseguenza, cambiano anche le caratteristiche organolettiche dei formaggi prodotti in alpeggio».
Fabrizio Galliati, chiude, sintetizzando così l’esito della riunione: «Per prima cosa gli agricoltori - da sempre - chiedono una maggiore efficacia degli interventi di controllo faunistico, incrementando e potenziando quelli in atto. Seconda cosa: presenteremo all’assessorato Agricoltura della Regione Piemonte alcune proposte per rendere più obiettiva la valutazione dei danni ai prati montani provocati dai selvatici».
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